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SAVERIO STRATI: UNO SCRITTORE ABBANDONATO - da Salvatore Armando Santoro

SAVERIO STRATI, UNO DEI GRANDI NARRATORI DEL NOSTRO '900, NATO NEL 1924 A SANT'AGATA DEL BIANCO (RC) VIVE IN STATO DI GRAVE INDIGENZA.

COSA SI ASPETTA PER CONCEDERGLI I BENEFICI DELLA LEGGE BACCHELLI GIA' RICHIESTI DALLO SCRITTORE FIN DAL 2008? IL DECESSO?

INTANTO, NOI POSSIAMO AIUTARLO DIVULGANDO LA NOTIZIA ATTRAVERSO IL PASSA PAROLA ED ACQUISTANDO I SUOI LIBRI.

FORSE LA RETE RIUSCIRA' A FARE PRIMA DEI POLITICI CHE QUANDO C'E' DA AUMENTARE LE LORO PREBENDE IMPIEGANO SOLO POCHI MINUTI.

 

24 marzo 2009

Saverio Strati: storia di un illustre abbandonato



La lettera
di SAVERIO STRATI

Io, Saverio Strati sono nato a Sant'Agata del Bianco il 16 agosto 1924.
Finite le scuole elementari, avrei voluto continuare gli studi ma era impossibile, perché la famiglia era povera. Mio padre, muratore, non aveva un lavoro fisso e per sopravvivere coltivava la quota presa in affitto. Io mi dovetti piegare a lavorare da contadino a seguire mio padre tutte le volte che aveva lavoro del suo mestiere. Piano piano imparai a lavorare da muratore. A 18 anni lavoravo da mastro muratore e percepivo quanto mio padre ma la passione di leggere e di sapere era forte. Nel 1945, a 21 anni, mi rivolsi a mio zio d' America, fratello di mia madre, per un aiuto. Mi mandò subito dei soldi e la promessa di un aiuto mensile. Potei così dare a Catanzaro a prepararmi da esterno, prendendo lezioni da bravi professori, alla maturità classica. Fui promosso nel 1949, dopo quattro anni di studio massacrante. Mi iscrissi all'università diMessina alla facoltà di Lettere e Filosofia. Leggere e scrivere era per me vivere. Nel ‘50-‘51 cominciai a scrivere come un impazzito. Ho avuto la fortuna di seguire le lezioni su Verga del grande critico letterario Giacomo De Benedetti. Dopo due anni circa di conoscenza, gli diedi da leggere, con poca speranza di un giudizio positivo, i racconti de “La Marchesina”. Con mia sorpresa e gioia il professore ne fu affascinato. Tanto che egli stesso portò il dattiloscritto ad Alberto Mondadori della cui Casa Editrice curava Il Saggiatore. Il libro “La Marchesina” ebbe il premio opera prima Villa San Giovanni. Alla “Marchesina” seguì il primo romanzo “La Teda”, 1957; alla “Teda” seguì il romanzo “Tibi e Tascia” che ricevette a Losanna il premio internazionale Vaillon, 1960. Ho sposato una ragazza svizzera e ho vissuto in quel paese per sei anni. Da questa esperienza è nato il romanzo “Noi lazzaroni” che affronta il grave tema dell'emigrazione. Il romanzo vinse il Premio Napoli. Nel 1972 tornato in Italia la voglia di scrivere è aumentata. Ho scritto “Il nodo”, ho messo in ordine racconti, apparsi col titolo “Gente in viaggio”con i quali vinsi il premio Sila. Negli anni 1975-76 scrissi “Il Selvaggio di Santa Venere” per il quale vinsi il Supercampiello, nel 1977. A questo libro assai complesso seguirono altri romanzi e altri premi. Il romanzo “I cari parenti” ricevette il premio Città di Enna; “La conca degli aranci” vinse il premio Cirò; “L'uomo in fondo al pozzo” ebbe il premio città di Catanzaro e il premio città di Caserta. Nel 1991 la Mondadori rifiutò, non so perché, di pubblicare “Melina” già in bozza e respinse l'ultimo mio romanzo “Tutta una vita” che è rimasto inedito. Con i premi di cui ho detto e la vendita dei libri avevo risparmiato del denaro che ho usato in questi anni di silenzio e di isolamento. Ora quel denaro è finito e io, insieme a mia moglie mi trovo in una grave situazione economica. Perciò chiedo che mi sia dato un aiuto tramite il Bacchelli, come è stato dato a tanti altri. Sono vecchio e stanco per il tanto lavoro.Sono sotto cura, per via della pressione alta. Esco raramente per via che le gambe amomentimi danno segni di cedere. Nonostante questi guai porto
avanti il mio diario cominciato nel 1956. Ho inediti, fra racconti e diario, per circa 5000 pagine. La mia residenza è a Scandicci. Saverio Strati
Post scriptum
Devo aggiungere che avendo editore alle spalle e libri da pubblicare e da ristampare, non mi sono preoccupato a organizzarmi per avere una pensione, un'assistenza nella vecchiaia. Non ho, da anni, una collaborazione a giornali o a riviste. Perciò non ho nessun reddito e quindi è da tre anni che non faccio la dichiarazione dei redditi. Faccio inoltre presente che alcuni dei miei romanzi sono tradotti in francese, in inglese, in tedesco, in bulgaro, e in slovacco e inspagnolo (Argentina). Miei racconti sono apparsi in riviste cinesi e in antologie dedicata alla narrativa contemporanea italiana: in Germania, in Olanda, in Cecoslovacchia e in Cina.

 


PONTE SULLO STRETTO - Tutto quello che bisogna sapere - da Salvatore Armando Santoro

 

Venerdì 20 Marzo 2009  
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Il Ponte sullo Stretto. Tutto ciò che i Siciliani (e gli italiani) non devono sapere...


Nel 2003 fu elaborata una relazione tecnico-urbanistica sugli impatti nel territorio di Messina delle opere previste per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Il documento rivela gravi dissesti ambientali, la trasformazione di aree abitate in cave e discariche, l'assoggettamento di interi comuni della Sicilia orientale ai cantieri del manufatto. Intere colline sventrate, boschi che si trasformano in enormi discariche di inerti, viadotti e piloni innalzati su complessi edilizi ed impianti sportivi, persino un cimitero investito dalle colate di cemento armato. Un territorio lacerato da decine di cantieri a cielo aperto,villaggi antichissimi devastati da tralicci e cavi d'acciaio, le arterie centrali di una città, già ostaggio dei mezzi pesanti, spezzate da gallerie e reti ferroviarie.

È lo sconvolgente scenario che traspare dalla Relazione tecnico-urbanistica elaborata dal Comune di Messina per descrivere gli impatti sul territorio dei lavori di realizzazione del Ponte dello Stretto. Una relazione rimasta nei cassetti dei palazzi del potere, ignorata perfino dal Consiglio Comunale che avrebbe dovuto approvarla o respingerla. Non poteva essere diversamente: stavolta non erano gli ambientalisti a prevedere l'apocalissi,bensì i tecnici di un Ente locale le cui differenti amministrazioni succedutesi hanno fatto a gara per intestarsi la paternità dell'opera per l'attraversamento stabile dello Stretto di Messina. Che i siciliani non sappiano cosa sarà scatenato nell'isola con i lavori e i cantieri del Ponte, per non turbare i sogni di onnipotenza di una classe politica ed imprenditoriale cresciuta sui mille saccheggi del territorio.

Per analizzare le scarne pagine della Relazione tecnica che si voleva top secret bisogna avere il cuore forte ed i nervi saldi. Si era detto che l'unico impatto sarebbe stato quello visivo con la rottura della continuità terra-mare-terra del mitico paesaggio tra Scilla e Cariddi. Poi, in verità, si era anche aggiunto che per innalzare l'ottava meraviglia dell'Universo andava sacrificata una riserva naturale, quella di Capo Peloro con annessi due bacini lacustri (i laghi di Ganzirri). Oggi i tecnici del Dipartimento Politica del Territorio del Comune di Messina fanno sapere che le interferenze - sì, le chiamano proprio così - saranno molteplici, variegate e soprattutto globali. La zona a nord della città, ad esempio, scampata alla foga speculativa dei costruttori di Cosa Nostra, di particolare pregio paesaggistico e destinata dal Piano Regolatore a verde ambientale, sarà occupata dal blocco di ancoraggio dei cavi di acciaio di sostegno del Ponte. Un chilometrico viadotto battezzato Pantano vedrà i suoi piloni saldamente piantati su oltre 28.000 metri cubi di villette in avanzata fase di realizzazione e su un imprecisato numero di edifici già abitati da famiglie monoreddito; ancora il Pantano poggerà le sue strutture su un'ala del cimitero del villaggio di Granatari, mentre la torre portante del Ponte sarà ricavata su un'area in cui oggi ricade il grosso complesso residenziale Due Torri e sulla via che collega i villaggi di pescatori che si affacciano sullo Stretto, senza previsione di alcuna soluzione alternativa definitiva.


Dallo scempio non sarà risparmiato neppure il centro città: i progettisti della Società Stretto di Messina prevedono infatti di far sbucare la galleria del nuovo tracciato ferroviario a doppia canna che si collegherà con il manufatto, nel quadrilatero compreso tra via S. Cecilia, via A. Saffi, via Natoli e via La Farina. „Lo scavo a cielo aperto lungo il percorso segherà la città in due; a ciò si aggiungeranno gli impatti sul territorio e il traffico dei lavori di trasferimento 800 metri più a sud della Stazione Centrale di Messina, in un‚area erroneamente indicata come dimessa, occupata invece da attività industriali, artigianali e commerciali eche „non è dotata di agili infrastrutture viarie di collegamento con il centro. Ambedue i progetti sono stati definiti dai tecnici del Comune di Messina „troppo gravosi in termini di impatto sul tessuto urbano esistente e ne è stata proposta la cancellazione con il suggerimento di collegare il tracciato ferroviario proveniente dal Ponte con la ferrovia esistente in corrispondenza della Nuova Galleria dei Peloritani, realizzata appunto per agganciarsi al futuro manufatto. In tal caso non vi è motivo per lo spostamento della stazione ferroviaria, aggiungono al Dipartimento del Territorio, pur considerando in seconda battuta di trasferire ancora più a sud la nuova stazione ferroviaria, in località Gazzi o Contesse. Qui si rasenta l‚amnesia: le Ferrovie italiane e l‚Amministrazione comunale di Messina hanno già avviato le procedure d‚appalto per la cosiddetta „Metroferrovia (costo complessivo 22 milioni di euro) per collegare il villaggio di Giampilieri, ai confini sud del comune, con la stazione centrale, e rilanciare il trasporto ferroviario per la mobilità metropolitana. La Variante Generale al Piano Regolatore non aveva poi previsto né il tracciato ferroviario, né lo spostamento dell‚attuale stazione richiesti dalla Stretto di Messina;ciononostante l'ipotesi progettuale ha trovato diversi sostenitori tra gli imprenditori e le forze produttive locali, particolarmente interessati a mettere le mani sulle aree (ex) industriali della zona falcata e della adiacente stazione ferroviaria e marittima.

Cantieri, cantieri, cantieri e ancora cantieri

Capitolo a parte quello delle nuove strade di collegamento con il Ponte e delle vie di accesso ai cantieri disseminati nel territorio (ben 12 sul solo versante siciliano, 8 relativi al tracciato viabile e 4 al tracciato ferroviario). Sono 23 i diversi tracciati stradali individuati per il flusso dei mezzi che verranno utilizzati per la realizzazione del manufatto, buona parte dei quali attraverso aree intensamente urbanizzate e già soffocate dal traffico di automezzi pesanti. Il progetto preliminare prevede poi la realizzazione dei nuovi raccordi per il collegamento con le tratte autostradali Messina-Catania (A18) e Messina-Palermo (A20), attraverso un„prolungamento autostradale a monte dell‚attuale tangenziale, fino allo svincolo di Tremestieri. Si tratta di un‚opera che concorrerà a sventrare l‚area pre-boschiva dei Monti Peloritani con prevedibili conseguenze sul futuro assetto urbanistico del territorio. C‚è tuttavia un ostacolo per la realizzazione di tali opere giudicate indispensabili per fluidificare ilt raffico di attraversamento interregionale ed intercomunale in vista dell‚attraversamento stabile dello Stretto. Gli oneri finanziari del nuovo raccordo e degli svincoli di collegamento Giostra-Annunziata-Curcuraci-Panoramica sono infatti esclusi dalle competenze del progetto Ponte ed è ancora da definire chi e quando garantirà il reperimento delle risorse.




Incerti se non ignoti anche i tempi di realizzazione: i lavori dei tre lotti per gli svincolidi Giostra e Annunziata e relativa galleria di raccordo, finanziati nel 1989 con il cosiddetto Accordo di programma per l'area metropolitana Messina-Reggio Calabria e Villa San Giovanni sono congelati da tempo, alcune delle imprese che si erano aggiudicate le gare sono fallite, altre sono finite sotto inchiesta per una lunga serie di gravi irregolarità, mentre i costi in corso d‚opera sono aumentati proporzionalmente ai ritardi accumulati. L'ufficio tecnico del Comune segnala poi che è stata ignorata dai progettisti del Ponte la previsione di un adeguato intervento per il ripristino della viabilità interrotta della via Circuito su cui sorgerà la torre di sostegno del Ponte, isolando il villaggio di Torre Faro. Mancherebbe poi un progetto per collegare le vicine località balneari di Mortelle e Tono, una nuova strada cioè che non potrà non contribuire ai processi di erosione delle spiagge e di lottizzazione abusiva che hanno caratterizzato il recente passato.




I cantieri di lavoro saranno ricavati su una superficie comunale complessiva di 257.200 metri quadrati. Un territorio enorme tutt‚altro che desertico: due aree per i cantieri previsti all‚Annunziata sono attualmente interessati da un campo di calcio comunale di recente realizzazione e da alcuni impianti sportivi minori sempre di proprietà del Comune di Messina. Un cantiere verrà ricavato all‚interno di alcuni impianti sportivi privati (campi di calcio e calcetto) esistenti a Granatari; peggior sorte toccherà al moderno polo sportivo della Cittadella Universitaria gestito dal CUS Messina, costato oltre 100 miliardi di vecchie lire e solo recentemente inaugurato nonostante fosse stato previsto per ospitare le Universiadi del 1997.


Il complesso sarà infatti„attraversato dal viadotto Annunziata „senza riguardo alle strutture sportive esistenti (campi da tennis coperti, campo da hockey su prato, piscina, ecc.). L'inverosimile viene raggiunto invece per un cantiere di un'area della frazione di Fiumara Guardia dove il nuovo Piano Regolatore ha previsto la realizzazione di un eliporto e della Caserma dei Vigili del fuoco indispensabili per assicurare la copertura del territorio nord del Comune in particolari situazioni di emergenza(incendi boschivi, ecc.). Altra importante interferenza quella relativa al cantiere che sorgerà a Pace proprio accanto all‚area prevista per l'ampliamento dellìinceneritore gestito da Messinambiente S.p.A., la società mista finita recentemente sotto inchiesta per irregolarità nella raccolta dei rifiuti e su cui graverebbero le ombre di cointeressenze delle cosche mafiose messinesi e catanesi. Sugli abitanti della zona di Pace ricadrà così il doppio impatto dei fumi dell‚inceneritore e delle polveri delle opere per il Ponte.


Il business di cave e discariche

Nel Comune di Messina saranno 5 i depositi per lo scarico del materiale di risulta proveniente dagli scavi di gallerie,fondazioni e trincee che verranno realizzati con i lavori per il Ponte. Una superficie di 44,4 ettari di territorio sarà trasformata in discarica di oltre 1.500.000 metri cubi di inerti e rifiuti di cantieri. I siti prescelti coincidono con zone di rilevante valore ambientale, paesaggistico o storico-artistico,come ad esempio l‚area occupata dal forte umbertino Crispi costruito alla fine dell‚800 per il controllo militare dello Stretto di Messina, o la discarica di Contrada Marotta inserita all‚interno della pineta che il Piano Regolatore ha destinato alla realizzazione di un parco pubblico. Un terzo sito in località Catanese confina a nord con una vasta area dove si stanno espandendo le cooperative edilizie e a sud con i nuovi edifici della Facoltà di veterinaria dell'Università di Messina. La discarica di località Rizzotti, dicui non è noto il carico di deposito che dovrà sopportare durante e dopo i lavori per il Ponte, è stata disegnata a ridosso della nuova Cittadella sportiva universitaria ed esattamente accanto agli annessi alloggi di atleti e studenti. Una discarica per 560.000 metri cubi di inerti sorgerà infine in„località Bianchi in un‚area in cui sono in avanzata fase di attuazione numerose villette ed altre attrezzature residenziali e turistiche.

Le cave individuate per prelevare alcuni dei materiali necessari per la realizzazione del Ponte sono 3 per ciò che riguarda il territorio comunale più una quarta localizzata a Misterbianco, municipio alla periferia sud dell‚area metropolitana di Catania, il cui uso avrà inevitabili conseguenze negative per la viabilità autostradale Messina-Catania e per la stessa tangenziale del capoluogo etneo.

Il fronte del porto

Sono proprio le cave e le discariche l'anello più debole dove storicamente si sono intrecciati gli interessi dell'imprenditoria mafiosa. Terrelibere.org lo ha raccontato nel lavoro L'Ecomafia dei Peloritani a cui si rimanda per cogliere il contesto territoriale in cui si vorrebbe far sorgere il Ponte. C‚è però una grossa novità nello studio tecnico del Comune di Messina, che ci sentiamo di segnalare, anche perché potrebbe aprire scenari e dinamiche sino ad ora inimmaginati. In passato gli impatti socio-ambientali ed economici erano stati pensati solo per l territorio di Messina e per quello limitrofo al municipio di Villa San Giovanni. La relazione tecnico-urbanistica estende le ombre sinistre del Ponte,per ciò che riguarda il versante siciliano, a sud come abbiamo visto sino a Misterbianco-Catania,mentre a nord-ovest all‚intero versante tirrenico della provincia di Messina. Si parla infatti di cantieri del ponte a Ganzirri e Mortelle e di cantieri remoti a Milazzo e Venetico, comuni questi ultimi a vocazione turistica e i cui amministratori e cittadini, sino ad oggi, sono stati del tutto tenuti all'oscuro dei progetti degli Uomini dello Stretto.




È nel territorio di Venetico che sarà infatti realizzato il „deposito definitivo o uno o più siti non ben precisati per i materiali di risulta dei lavori dell‚infrastruttura. Più specificatamente si accenna allo smaltimento ed il rifornimento di materiali tramite carrelli contenitori, tramite apposite imbarcazioni che scaricano i materiali via mare al deposito definitivo di Venetico. In mancanza di elementinoti e trasparenti, si è costretti ad avanzare solo delle ipotesi: essendo Venetico fornita sì di splendide spiagge ma del tutto priva di infrastruttura portuale,ciò significa o che la costa del comune sarà sacrificata per un devastante molo, o che gli automezzi da scarico raggiungeranno la cittadina attraverso la trafficata ed insufficiente via stradale da Capo Peloro, o più probabilmente dal Comune di Milazzo, e ciò spiegherebbe il nome di questo centro nella lista dei misteriosi cantieri remoti. Recentemente per l'ampliamento e il miglioramento funzionale del porto di Milazzo sono stati stanziati 50 milioni di euro, mentre l'ASI di Messina ha pronto un Autoporto da localizzare nella periferia est della città, un‚opera pregiudicatrice di qualsiasi tentativo di risanamento ambientale di un‚area ad alto rischio ambientale e che è fortemente osteggiata dall'amministrazione e dalla popolazione locale anche perché sino ad oggi ritenuta , inutile e dilapidatrice di ingenti risorse finanziarie. All'ombra del Ponte si tessono a Milazzo ulteriori affari ed oscure manovre:cordate di potenti imprenditori fanno incetta di aree e puntano a monopolizzare le attività portuali, mentre la criminalità barcellonese, una delle più potenti di tutta la Sicilia, non nasconde i desideri di accedere ai nuovi flussi di denaro e di estendere il carico estorsivo.





L'incerta istruttoria

Il Ponte si inserisce nel sistema di mobilità urbana ed inter-urbana come valida alternativa al sistema di trasporto attuale del quale,tuttavia, non viene previsto lo smantellamento quanto piuttosto un eventuale potenziamento come valida alternativa al ponte. Periodo contorto tuttavia esplicito quello dei tecnici del Comune di Messina chiamati ad analizzare gli impatti dell‚opera: OK al Ponte, tuttavia il traghettamento sullo Stretto di mezzi privati e camion continuerà, anzi sarà potenziato. I privati che da decenni monopolizzano l'affaire traghetti tra le complicità e le connivenze di politici ed amministratori possono dormire tranquilli.

A non dover dormire sonni tranquilli dovrebbero essere quegli amministratori e progettisti che by-passando la volontà popolare hanno accelerato contra legem l'iter progettuale del Ponte sullo Stretto. Dicevamo del Consiglio Comunale che non ha avuto il coraggio di pronunciarsi sui rilievi della relazione tecnica del Dipartimento per il Territorio del Comune di Messina che pure ha riconosciuto di aver „accertato le interferenze sulla scorta dei pochi elaborati grafici inviatici; pensiamo poi alla Regione Siciliana, importante socio pubblico della Stretto di Messina S.p.A.,ed al suo Assessorato Territorio ed Ambiente, che hanno omesso di esercitare il dovere-potere di valutarne il grave impatto socio-economico ed ambientale,affermando in una nota inviata al Comune di Messina il 4 marzo 2003 che il Ponte sullo Stretto „non rientra nella fattispecie delle opere da poter autorizzare secondo la procedura della vigente legislazione siciliana per trasferire poi la patata bollente al consiglio comunale che se avesse anche voluto avrebbe dovuto valutare „entro 30 giorni il progetto preliminare della Società Stretto di Messina. Quest‚ultimo e l'allegato Studio di Impatto Ambientale fu fatto pervenire solo il 3 aprile successivo (data di invio da Roma il 31 marzo 2003), proprio il 30° giorno della data limite fissata dalla Regione-socia del Ponte.

Uno Stralcio del progetto preliminare del Collegamento viario e ferroviario tra la Sicilia e il Continente era stato comunque spedito a tutta una serie di „interlocutori della Stretto di Messina S.p.A., tra cui il Comune di Messina, il 28 gennaio 2003. Cosa ci fosse tra quelle carte è ancora tutto da comprendere. Si sa solo che il vicesindaco di Messina, il deputato dell‚UDC Gianpiero D'Alia, si lamentò con l‚allora sindaco di Alleanza nazionale Giuseppe Buzzanca di aver ricevuto le note della Società del Ponte prive degli allegati ivi richiamati. Si restituiscono, pertanto, gli originali al sig. Sindaco che, verosimilmente, è in possesso di tutta la documentazione. Sì verosimilmente. Come verosimilmente la documentazione verrà rigirata „per intero al Dipartimento Politica del Territorio per l‚istruttoria di rito. Per scoprire alla fine, come abbiamo già visto, che furono appena 28 le tavole visionate per individuare le „interferenze del Ponte e che lo studio fu realizzato su una cartografia aerofotogrammetria risalente al 2001 in scala 1:2000e 1:5000. Da precisione chirurgica, non c'è che dire.

Antonio Mazzeo (www.terrelibere.org)

8/10/2005
Sport Cultura Ambiente Cronaca
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Concerto a Tricase 21-22 Marzo ore 21 - La Musica Live nel Salento - da Salvatore Armando Santoro

Organizzatore::
Tipo:
Rete:
Global
Inizio:
sabato 21 marzo 2009 alle ore 21.00
Fine:
domenica 22 marzo 2009 alle ore 0.00
Luogo:
Associazione "La Coppula tisa"
Indirizzo:
Piazza Cappuccini
Città/Paese:
Tricase, Italy

settimo Torinese - Giornata Mondiale dei poeti - 20.3.2009 - da Salvatore Armando Santoro

 

METEODIARIO

Venerdi 20 marzo 2009 dalle 15,30 alle 17,30

Enrico Mario Lazzarin e Gianriccardo Scheri

presentano i loro blogs

Università della Terza Età - Via Buonarroti, 8c -  Settimo Torinese (TO)

"MeteoDiario” è una iniziativa di Enrico Mario Lazzarin di Settimo Torinese e Gianriccardo Scheri di Genova che nata inizialmente come scambio giornaliero di e-mail con testi ispirati alle condizioni meteo nelle rispettive città, all'inizio dell'inverno tra il 2007 e il 2008, ha trovato nella forma del blog in rete un mezzo per raccogliere e presentare i testi scelti ogni settimana dagli autori.
Nel nostro caso, abbiamo utilizzato uno degli strumenti più diffusi per la creazione di un "diario di bordo"  o blog, che alimentato con testi e foto, da più di 1 anno "trasmette e riceve".
La rete così può essere anche intesa come territorio di poesia, in cui senza corpo visibile d'inchiostro su carta, proseguono ad esistere le parole che abbiamo immesso e che rimangono per sempre disponibili ad ogni potenziale lettore e al suo intervento critico.
La prolungata produzione e lo scambio di testi, ha favorito anche una lenta ma percepibile trasformazione personale degli autori: nelle abitudini di scrittura, nei temi trattati, nelle immagini poetiche che il mutare delle condizioni atmosferiche ha suscitato in entrambi.
L'osservazione del cielo si trasforma così in riflessione sulle vicende di terra, in cui lo sguardo indaga l'ambiente urbano e le condizioni di vita circostanti, le nuvole descritte rimandano agli abitanti che sorvolano.
Uno dei temi emersi durante questi mesi di scittura è quello della memoria, come frammenti di esperienze personali rivissute e trascritte oppure nella riflessione sui ricordi di vita collettiva.
 testi scelti per l'occasione sono esempi di questo percorso di memoria interiore o condivisa, espressi in prima persona da Scheri o con la mediazione di "personaggi" come nella galleria di ritratti composta da Lazzarin.

 programma
- presentazione dei blogs creati dagli autori,   con videoproiezione di alcune pagine;
- presentazione delle raccolte di testi estratti da “MeteoDiario”
  e pubblicate su carta, con letture e commenti degli autori;
- scambio di opinioni ed esperienze tra il pubblico e gli autori.


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Mostra dell'Opiemme
 "Laboratorio, una mostra tutta al contrario".

presso Dieffe Arte Contemporanea, a Torino
Dopo un mese di galleria trasformata in laboratorio,
presenteremo le opere realizzate in questo periodo in un happening arricchito da 2 performance

via porta palatina 9 - 10122 Torino - tel. +39.011 4362372  mob. +39.338.4292378
www.galleriadieffe.com
www.opiemme.com
 
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La Primavera dei Poeti    marzo-giugno '09
4 mesi d'incontri, letture, performance, laboratori...

 

Sabato 21 marzo 2009
"La Primavera dei Poeti" festeggia
la Giornata Mondiale della Poesia

promossa dall'Unesco

Alle ore 21:00
Letture di poesie in arabo, italiano, rumeno, francese, spagnolo

presso il Centro italo-arabo Dar Al Hikma di Torino
Ingresso libero ! Vieni a leggere le tue poesie!!


Via Fiochetto, 15 - Torino - Mappa>> - Tel. Fax 0115216496
 www.daralhikma.it


________

Cena alle ore 19:30 presso il centro italo-arabo Dar Al Hikma
Prenotazione entro mercoledì: Cel. 3386227624

_______

Alle ore 15:00 - Terzo Reading"Cosi parlano gli Dei"
a cura di Pagan Reading - cel.3491790205
Corso san maurizio/Viale dei partigiani presso il gazebo di legno nei Giardini Reali - Torino
Ingresso libero ! Vieni a leggere le tue poesie!!



Tutto il programma Qui>>
Con i contributi:


Partner:



Associazioni:
 - Culturale Due Fiumi -
- Cascina Macondo -
- Comitato Cittadino Centro Storico di Alpignano
-
- Progetto Cultura e Turismo Carignano onlus -
- Biennale della Poesia di Alessandria -
- Opiemme -
- Casa della Poesia di Salerno-
-Fludd-
- Pagan reading -

- Podio -

Evento Culturale Internazionale "La Primavera dei Poeti"
Coordinatore: Associazione dei Liberi Poeti "Les Drôles"
Membro della Federazione Europea delle Case della Poesia - MAIPO

Borgata Minietti, 35 - Frazione Maddalena - 10094 Giaveno (TO) - Italia
www.primaveradeipoeti.com - info@primaveradeipoeti.com - Tel. +39 0119361302  -Cel. +39 3386227624
 

La locandina:


 













Firenze - 28 Marzo - Mostra Angela Chiti Palazzo Medici Riccardi - da Salvatore Armando Santoro

                                      
Firenze - Palazzo Medici Riccardi - Limonaia, Via Cavour 1 / 3
Sabato 28 marzo 2009 ore 17.00 inaugurazione della mostra
ANGELA CHITI a occhi chiusi - fotografie
a cura di Alessandra Borsetti Venier

 

Interverranno:
Andrea Barducci Vicepresidente della Provincia di Firenze
Jennifer Celani Storica dell’arte, Responsabile The International Association for Art and Psychology
La mostra resterà aperta dal 28 marzo al 18 aprile 2009
Catalogo Morgana Edizioni

Palazzo Medici Riccardi ha ormai da tempo una consolidata attività espositiva attenta non solo alle grandi opere del Rinascimento o della classicità, ma anche, in una sorta di dialogo virtuoso tra passato e presente, a quelle degli artisti contemporanei. Nella sua prestigiosa Limonaia, trova accoglienza dal 28 marzo al 18 aprile la mostra di opere fotografiche di Angela Chiti. Esposizione singolare, già a partire dal paradossale titolo “a occhi chiusi”, nella quale sentimenti, emozioni e memoria escono da misteriose aggregazioni materiche.
È soltanto nel 2007 che Angela Chiti inizia a utilizzare il colore e realizza la serie a occhi chiusi. Si tratta di una svolta decisiva nel suo percorso artistico ed espressivo. Non casualmente, il suo talento e la sua passione avevano finora ritenuto opportuno utilizzare esclusivamente il bianco e nero, scanditi nelle loro infinite variazioni. Nella raffinata eleganza dei suoi microcosmi informali a volte è difficile capire se si tratta di fotografie o di opere pittoriche fotografate. È come se pittura e fotografia fossero entrate in simbiosi, compenetrandosi in risultati emblematici e fortemente suggestivi, evolvendo in una dimensione “altra”. Sono immagini in assenza di peso specifico, aliene alla gravità, al tempo e a qualsiasi anatomia. Vi si possono immaginare lievi tracce materiche di realtà, ma forse è soltanto una necessità razionale di chi guarda e non accetta di lasciarsi andare al “vuoto” di pochi elementi immersi nella luce e nel colore. Un vuoto permeato da un’ “essenza” silenziosa che l’artista ha intuito e fermato attraverso la fotografia. Con l’intenzione - forse - di sospendere, anche solo per un istante, il ritmo convulso del vivere, e spostare l’attenzione su tutto ciò che ogni giorno sfugge, cancellato dall’urgenza.
“Angela Chiti - scrive Luca Landi - abita poeticamente il mondo, gli ambienti che la circondano e che si offrono al suo sguardo, secondo un’estetica dell’incontro e dell’esperienza che non è passiva registrazione di ciò che c’è, ma attivo posizionarsi nei confronti dell’immagine e della forma”.
Anche dalla poesia l’artista prende spunto per le sue opere ed ecco perché nel libro/catalogo, pubblicato da Morgana Edizioni per questa occasione espositiva, sono inseriti vari testi di quegli autori preferiti, come Emily Dickinson, Hatsuo Basho, Dino Campana, Cristina Campo, Giorgio Caproni, che la accompagnano e la ispirano nella ricerca della visione di un altro orizzonte di senso.

Il percorso espositivo di Angela Chiti inizia a Firenze nel 1986 a Palazzo Pitti con la collettiva L’etrusco immaginato, esposizione organizzata dalla Scuola Internazionale F64 di Luciano Ricci, anche se già nel 1985 lo stesso Ricci, partecipando al “SICOF” a Milano, aveva esposto una foto dell’allieva.
Fin dagli esordi nella sua ricerca si evidenzia il morbido uso del bianco e nero, la capacità di cogliere i soggetti con naturalezza, dotando le immagini di un taglio lirico-realistico. Agli inizi degli anni Novanta l’artista si dedica al ritratto ed espone in una personale ritratti di bambini della comunità cinese dell’area fiorentina in rapporto all’integrazione scolastica. Dal 1995 al 2003 contribuisce all’arricchimento dell’archivio fotografico dell’Istituto Ernesto de Martino di Sesto Fiorentino (Fi), documentandone tutte le iniziative svolte nell’ambito della cultura e della musica popolare italiana.
Nel 1996, durante un viaggio in Algeria con l’Associazione Ban Slout Larbi, Italia-Saharawi, realizza un rèportage incentrato proprio sul ritratto, cogliendo la profondità espressiva e la grande dignità di questo popolo.
Sempre nel 1996, la fotografa Maria Teresa Giancoli svolge una tesi su di lei all’Hunter College (NYC) e scrive: “Angela Chiti ha sviluppato due corpi di lavoro: uno ambientato all’interno di un teatro abbandonato e l’altro ambientato nei caffè e in altri luoghi d’incontro, entrambi realizzati in giro per la Toscana. Il primo è coincidentalmente legato al lavoro sui teatri svolto da Hiroshi Sugimoto (Metropolitan Museum of Art, New York, novembre 1995 - gennaio 1996). Mentre Sugimoto fotografa ciascun teatro usando la stessa rigorosa posizione frontale, Angela Chiti fotografa da diversi punti di vista; per lei lo spazio teatrale è una celebrazione di umanità. Con pochi elementi e la luce naturale, Angela Chiti accende la particolare vita del teatro abbandonato e di tutto il suo vissuto”.
Contemporaneamente si dedica sempre più al ritratto non ambientato. L’artista pone la figura umana come fulcro delle sue immagini, nel tentativo di rivelare la persona, “il tessuto di storia dell’anima, come vera espressione del sé”. L’uso del bianco e nero, l’assenza di artificio, la luce naturale, sono scelte estetiche volte a far emergere l’autenticità dell’essere, cercando la poesia che anima la vita. Nel 1997 avviene un cambiamento importante: ha inizio una ricerca visiva incentrata sugli elementi primari della natura. Nasce la serie Lito-grafia del Tempo, immagini di segni e astrazioni raccolte nell’elemento terra, lasciati nel tempo dal Tempo. Siamo di fronte a un invito, quasi un’indicazione etica, a cogliere l’intrinseca poesia della natura. In seguito, dal 1998 al 2003 affronta, sempre con il consueto uso del bianco e nero, l’elemento acqua. La serie dal titolo Fonti, si basa esclusivamente sul movimento e sulla luce, cogliendo quei connotati simbolici e ancestrali che da sempre le vengono attribuiti. La qualità e la novità di questa serie vengono segnalate da “Il giornale dell’Arte”.

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Salvatore Armando Santoro - Presidente

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