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![]() Auguri di una felice e non-violenta Pasqua vegetariana - da Francesco Galgani
AUGURI DI UNA FELICE E NON-VIOLENTA PASQUA VEGETARIANA
Cari amici del Circolo,vi chiedo, per favore, di non sommergere con le vostre e-mail il nostro caro presidente Armando Santoro, che si sta dedicando interamente al Bando letterario anche in questo periodo di festa.Oggi è Pasqua: come avrete già immaginato dal titolo di questo news, desidero proporvi una riflessione che si presta a mille e uno punto di vista e che, di solito, rischia di tingersi di toni retorici, da cui vedrò bene di tenermi lontano.“Sto pensando al massacro di animali compiuto in occasione di questa festività”: nessuna retorica, nessuna strategia, nessuna teologia si celano dietro un pensiero così semplice e così profondamente umano.Potrei scegliere se rimanere come un osservatore imparziale, che per comodità guarda ma non fa valutazioni, oppure se andare oltre e cercare risposte. Non voglio neanche tentare di persuadere qualcuno sulla bontà di certe scelte piuttosto che di altre: ognuno di noi può cercarsi da solo la verità.Su questo tema le risposte ci sono e sono tante, per tutti i gusti: ci sono quelle “preconfezionate”, adatte a chi non vuole neanche fare la fatica di porsi il problema, quelle “che vengono da un cuore sensibile”, piene di profondo rispetto per tutti gli esseri viventi e tipiche di chi sente come proprie le sofferenze e le gioie altrui, e quelle “scientifiche”. Se qualcuno desidera approfondire queste ultime, lo invito a visionare una documento dettagliato prodotto dalla “Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana”, disponibile all'indirizzo:http://www.scienzavegetariana.it/medici/domande/faq/FAQ2004.pdfAllargando il discorso, un'altra domanda, anch'essa con tante possibili risposte, si annida nei miei pensieri: “E' necessario uccidere?”. Ho trovato un punto di vista che mi ha stimolato molte riflessioni. Quanto segue è tratto da una proposta di pace del 2002:A questo proposito vorrei menzionare un interessante episodio della vita del Budda Shakyamuni. Una volta qualcuno gli chiese: «Si dice che la vita è preziosa. Eppure tutte le persone vivono uccidendo e mangiando altri esseri viventi. Quali sono gli esseri viventi che possiamo uccidere e quali invece non dobbiamo uccidere?». A questa domanda, che inviterebbe a un tipo di speculazione cavillosa simile a quella della scolastica medievale, Shakyamuni rispose: «Basta uccidere la volontà di uccidere».Se qualcuno desidera leggere per intero il testo da cui ho tratto questa citazione, lo rimando alla pagina: http://www.sgi-italia.org/riviste/bs/Preview.php?A=120&R=1&C=93Buona Pasqua a tutti,
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FELICIDADES POETA |
FIRENZE - FONDAZIONE IL FIORE - 23 MARZO 2010 ORE 17,30 - da Salvatore Armando Santoro
Lyceum Club Internazionale di Firenze
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Museo Egizio di Firenze
Alla ricerca
dell’Arte necessaria
di Paola Cosmacini
(Iacobelli Edizioni, 2009)
Interventi
Maria Cristina Guidotti
Donatella Lippi
Davide Caramella
A cura di
Maria Grazia Beverini Del Santo
Maria Luisa Eliana Luisi
Sarà presente l’Autrice
martedì 23 marzo 2010, ore 17.30
Museo Egizio di Firenze
Via della Colonna, 36-38
Info: 055.224774
SAKHESPEARE ERA SICILIANO? (A cura di Franco Pastore) - da Salvatore Armando Santoro
SAKHESPEARE ERA SICILIANO?
a cura di Franco Pastore
Il prof. Martino Iuvara, docente di Letteratura Italiana nell’Ateneo palermitano, in suo saggio, del novembre 2002, sostiene che William Shakespeare, il noto drammaturgo inglese, fosse di origini siciliane.
In effetti, le notizie anagrafiche e bibliografiche del nostro sono così frammentarie ed incerte, che anche gli storici si trovano a discutere su molti aspetti che riguardano la sua vita. Il pr of Iuvara, sconvolgendo l’intero mondo letterario, asserisce nel suo saggio che Shakespeare sia nato a Messina, scatenando una vera e propria caccia alla prova, che ha portato alla luce una lunga serie di circostanze, che difficilmente possono essere considerate semplici coincidenze.
Il professore sostiene che il vero nome dello scrittore fosse Michelangelo Florio, mentre il cognome della madre era Crollalanza o Scrollalanza. Nato a Messina, al tempo della dominazione spagnola, fu costretto ben presto a lasciare la terra natia per sfuggire alla Santa Inquisizione, perché suo padre era un simpatizzante delle dottrine calviniste. Secondo una ricostruzione fatta dagli storici, il giovane Michelangelo si trasferì con i genitori a Treviso, vicino Venezia, dove acquistarono casa Otello, dal nome del proprietario, un mercenario veneziano che, anni prima, aveva ucciso la moglie Desdemona per gelosia. In effetti, nomi e fatti li ritroviamo nell’Otello di Shakespeare. Dopo aver frequentato il frate dominicano Giovanni Bruno, all’età di 15 anni, Michelangelo s'innamorò a Milano di una contessina di nome Giulietta, che venne rapita dal governatore spagnolo il quale, essendo un anticalvinista, pensò bene di incolpare del sequestro il giovane Scrollalanza. Giulietta allora si suicidò Anche questi fatti li ritroviamo nella famosa opera “Romeo e Giulietta”, ambientata a Verona, ancora una volta in Italia. Fu a seguito di questa vicenda che Michelangelo fuggì in Inghilterra.
Intanto, siccome un ramo della famiglia Scrollalanza si era trasferita già in precedenza a Stratford ed aveva tradotto il proprio cognome, trasformandolo in Shakespeare (scrolla = shake, lanza/lancia=speare), per proteggere ulteriormente il giovane Michelangelo, la madre decise di affidarlo ai parenti di Stratford. Colà, Michelangelo avrebbe preso il posto di William, un giovane della famiglia Shakespeare morto prematuramente. Un’altra ipotesi, plausibilissima, vorrebbe che il giovane fuggiasco, giunto in Inghilterra non avesse fatto altro che tradurre letteralmente, ma al maschile, il nome e il cognome di sua madre: Guglielma Scrollalanza ovvero William Shakespeare. Nelle ricostruzioni biografiche successive il drammaturgo verrà ritenuto essere il terzo degli otto figli di John Shakespeare.
Ciò che massimamente motivò l’indagine del prof. Iuvara fu il ritrovamento di un testo di proverbi, “I secondi frutti”, di uno scrittore calvinista del XVI secolo, tal Michelangelo Crollanza. Molti di questi detti erano gli stessi utilizzati dal drammaturgo nell'Amleto. Ma c’è di più. Un’insolita circostanza veicolò altri studiosi verso l’ipotesi che Michelangelo Florio e William Shakespeare fossero la medesima persona: il nome del tragediografo inglese, dal 1603, non figura più negli elenchi degli attori. Intorno al 1613, inoltre, smette di scrivere per il teatro ed il 23 aprile del 1616 muore. Si sa, tuttavia, che William Shakespeare avesse frequentato assiduamente un club a Londra. In quel circolo culturale, però, non risulta registrato fra i soci, mentre, invece, vi risulta un tal Michelangelo Florio. Il mistero si infittisce ancor di più per quanto riguarda la sua istruzione: secondo l’albero genealogico, William era figlio di John Shakespeare, un guantaio o forse un macellaio, cittadino rispettato, ma di dubbia istruzione, visto che non esistono registri degli alunni della scuola secondaria di Stratford. Il giovane William, invece, nei suoi scritti, dimostrava di avere una certa dimestichezza sia con la medicina che con la legge. Lo stesso si può dire delle sue nozioni di caccia, falconeria e altri sport, come pure dell'etichetta di corte. Nei suoi drammi, si parla di naufragi, si fa uso di termini nautici e ciò fa pensare che lo scrittore fosse un esperto marinaio. Ma se William Shakespeare, fosse nato e cresciuto in una piccola cittadina dell’entroterra inglese, non avrebbe potuto sapere ciò di cui parla nelle sue opere. Una spiegazione logica ci sarebbe invece se fosse stato figlio di Giovanni Florio, medico, e Guglielma Scrollalanza, colta nobildonna messinese. Tra l’altro, la conoscenza che Shakespeare aveva dei paesaggi e delle città italiane era fin troppo dettagliata per supporre che l’abbia solo immaginata o studiata dai testi. Tra le opere ambientate in Italia figurano: Romeo e Giulietta, Otello, Due signori di Verona, Sogno di una notte di mezza estate, Il mercante di Venezia, La bisbetica domata, Misura per misura, Giulio Cesare, Il racconto dell'inverno, La Tempesta e Molto rumore per nulla (ambientata proprio a Messina). Proprio quest’ultima opera è considerata il fulcro di tutta la storia: essa sembra essere la ripresa di “Troppu traficu ppi nnenti” testo in dialetto messinese, attribuito a Messer Michele Agnolo Florio Crollalancia, antecedente alla più nota opera shakespeariana, e riproposta recentemente da Andrea Camilleri, in versione teatrale.
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Salvatore Armando Santoro - Presidente

