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![]() DA "CANTIERE POESIA" SU "LE TRAME" DI MARIO LUZI - da Salvatore Armando Santoro Febbraio 2011 - Trebisacce. Dibattito Unità d'Italia e Brigantaggio - da Salvatore Armando Santoro Trebisacce. Dibattito Unità d'Italia e Brigantaggio Lunedì 28 Febbraio 2011 12:42
Trebisacce - Proseguono con molto seguito e attenzione le iniziative culturali al liceo “Galileo Galilei” di Trebisacce. In quest’appuntamento di fine febbraio non poteva mancare un dibattito storico e di attualità: il 150° dell’Unità d’Italia, che deve evitare la retorica, il dispendio di pubblico denaro e tenere presente non solo i soliti “padri della patria” ma anche quelli che non hanno avuto voce o sono stati tenuti all’ombra anche dai libri di storia, imposti nelle nostre scuole pubbliche. Il tema trattato al “Galilei” è stato questo:“Brigantaggio-ribellismo o proposta politica”. Il dirigente dell’istituto Tullio Masneri e il prof. Gianni Mazzei, ideatori di queste belle manifestazioni, hanno fatto un’ampia premessa sulla storia unitaria, sulla situazione del Mezzogiorno e sul fenomeno sociale della ribellione delle masse, che sono state costrette a darsi alla macchia, dando vita al brigantaggio postunitario che si è protratto dal 1860 al 1865, con gravissime conseguenze politiche. Gli interventi sono stati intervallati dalla lettura di alcuni pezzi di Vincenzo Padula e da poesie dialettali che riguardano la situazione politica e sociale del 1800 e i briganti calabresi. Il prof. Mario De Bonis, originario di un paese silano e docente di materie letterarie a Rende, nonché autore di un libro sui bandi nella repressione piemontese, ha tenuto una dettagliata relazione sulla storia del brigantaggio, che non è stato affatto un fenomeno locale ma era già diffuso ai tempi dei Romani. Questo è stato subito confermato dal secondo intervento fatto da Giuseppe Rizzo, coautore di una vasta ricerca sul brigantaggio del Pollino calabro-lucano (La banda di Antonio Franco), citando gli storici Hobsbawm e Broudel, i quali hanno parlato di questo “fenomeno molto antico, diffuso in tutto il Mediterraneo”; Bertold Brecht aggiunge che “i ribelli sono là dov’è oppressione”. I relatori hanno subito precisato che quando si parla di brigantaggio si affronta pure un “rischio”, perché lo si può romanticamente “mitizzare” o “criminalizzare”, facendo ascoltare una canzone di Leonardo Riccacrdi, del gruppo “Suoni” di Terranova di Pollino, dedicata al capobanda Antonio Franco: “Nisciùno nàsc delinquent”. Rizzo ha proiettato e commentato una serie di foto che spiegano tutte le fasi di questo fenomeno di devianza sociale dell’800: contadini e pastori, donne che arano con i buoi, ragazzini e ragazzine che, pascolano pecore e porci; ed ecco le scene della ribellione contro i “galantuomini”, gli usurpatori delle terre demaniali. Seguono le foto della ferocissima repressione dei 120 mila Piemontesi contro i 13 mila ribelli, uccisi come “cinghiali”: la fine di Ninco Nanco e lo strazio effettuato sulla brigantessa Michelina De Cesare; e infine, la durissima scelta dell’emigrazione, con i bastimenti e i barconi che ricordano i gommoni dei profughi di oggi. Quindi, il dibattito al liceo “Galilei” è stato di scottante attualità, e ha “provocato” l’intervento di numerosi presenti: Vincenzo Filardi, direttore del mensile “Confronti”, l’ing. Aloia, Antonio Granata, il sig, Corrado e altri; o Filardi e il prof. Persicehella, docente di filosofia nello stesso liceo di Trebisacce, ha dato inizio all’aspetto più interessante della discussione: “ma i briganti avevano un progetto politico o servivano i Borbone?” . Si è risposto che i briganti si accorsero troppo tardi di essere stai usati dai Borbone ma non ebbero la fortuna di studiare: comunque il loro progetto era quello della questione delle terre che toccavano ai contadini, ma lo Stato unitario, rappresentato anche dai vecchi “galantuomini” borbonici passati trasformisticamente con i liberali, non è stato capace di risolvere la secolare questione meridionale”. Il “Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa insegna.SATURNO IL NUOVO INSERTO CULTURALE DEL "FATTO QUOTIDIANO" - da Salvatore Armando Santoro Mannoia: “Per liberare il pensiero? Io scappo su Saturno”“Investire oggi in un inserto culturale è un atto di coraggio”, parola di Fiorella Mannoia. La cantante romana, affermata, sensibile e socialmente impegnata, lettrice dal primo giorno de Il Fatto Quotidiano, è una delle testimonial per il lancio di Saturno. Supplemento settimanale di otto pagine al Fatto, contenuti indipendenti, su arti, scienza, libri, diretto da Riccardo Chiaberge, dal 25 febbraio in edicola.
FIRENZE - 6 MARZO 2011 - 0RE 9,30 - da Salvatore Armando Santoro
Il Presidente del Consiglio Comunale
Eugenio Giani
è lieto di invitare la S.V. alle celebrazioni per la nascita di
Michelangelo Buonarroti (6 marzo 1475) Domenica 6 Marzo 2011
Ore 9.30 - Piazza Signoria Partenza del Corteo della Repubblica Fiorentina per raggiungere la Basilica di Santa Croce, dove verrà apposta una corona onoraria alla tomba di Michelangelo. Il corteo proseguirà per Casa Buonarroti, Via Ghibellina 70, per l’apposizione di una corona in ricordo del grande artista.
Ore 11.00 - Palazzo Vecchio-Salone dé Dugento Convegno dal titolo: “Valore simbolico e identitario che il David di Michelangelo ha storicamente per la città di Firenze”.
Interverranno Eugenio Giani - Presidente del Consiglio Comunale di Firenze. Cristina Acidini - Soprintendente per il Polo Museale di Firenze.
Saranno presenti Giuliano Da Empoli- Assessore alla Cultura e Contemporaneità del Comune di Firenze Leonardo Bieber- Presidente della Commissione Cultura, Istruzione, Sport, Università del Comune di Firenze FIRENZE - 6 MARZO 2011 - 0RE 9,30 - da Salvatore Armando Santoro
Il Presidente del Consiglio Comunale Eugenio Giani
è lieto di invitare la S.V. alle celebrazioni per la nascita di
Michelangelo Buonarroti (6 marzo 1475) Domenica 6 Marzo 2011
Ore 9.30 - Piazza Signoria Partenza del Corteo della Repubblica Fiorentina per raggiungere la Basilica di Santa Croce, dove verrà apposta una corona onoraria alla tomba di Michelangelo. Il corteo proseguirà per Casa Buonarroti, Via Ghibellina 70, per l’apposizione di una corona in ricordo del grande artista.
Ore 11.00 - Palazzo Vecchio-Salone dé Dugento Convegno dal titolo: “Valore simbolico e identitario che il David di Michelangelo ha storicamente per la città di Firenze”.
Interverranno Eugenio Giani - Presidente del Consiglio Comunale di Firenze. Cristina Acidini - Soprintendente per il Polo Museale di Firenze.
Saranno presenti Giuliano Da Empoli- Assessore alla Cultura e Contemporaneità del Comune di Firenze Leonardo Bieber- Presidente della Commissione Cultura, Istruzione, Sport, Università del Comune di Firenze | Sostieni il Circolo
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sabrina Cappellotto detto
Ciao a tutti,
mi sono spesso domandata “potrà questa bellezza rovesciare il mondo” ed ho trovato questa comunità. Ho una domanda per voi: in circostanze per lo meno stravaganti ho incontrato diciamo un giurista francese che mi ha confessato di adorare “trame” di Mario Luzi, sottointendendo una mia opinione su questo grande poeta, vista la mia laurea in lettere.
Sparso il capo di cenere ho confessato la mia totale ignoranza che non mi fa certo onore. Pero’, dopo lunghe, lunghissime ricerche, non mi risulta sia neppure edito in Italia. L’ultima edizione è del 1982, Rizzoli. è stato nuovamente pubblicato e tradotto in francese presso le edizione Verdier. Sempre via Internet scopro che Mario Luzi è un poeta che ha addirittura il patrocinio del Senato della Repubblica italiana. Questa storia mi lascia nella desolazione: se pure i poeti conclamati grandi dalle più alte istituzioni italiane restano introvabili, come faranno gli altri poeti, il poeta che c’è in ognuno di noi, senza plauso pubblico e insigni medaglie ? Magra consolazione: posso giustificare in Francia la mia ignoranza a proposito di “Le trame” di Mario Luzi. Pero’ lancio un appello al Senato .. e se facessimo qualcosina di concreto perché “questa bellezza rovesci il mondo” o almeno ci aiuti a viverlo ?
sabrina Cappellotto detto
LE TRAME DI MARIO LUZI
renatamorresi detto
Gentilissima Sabrina,
le sue parole sono quanto mai limpide e sagge. Trame è un libro di qualche anno fa, ovvero, di un millennio fa. Come lei saprà le poesie di un poeta, ma anche (come in questo caso) le sue prose, fanno fatica fin da subito a trovare una distribuzione dignitosa nelle librerie e nelle biblioteche. Persino quando si tratta di un grande poeta ci si affida molto al passaparola, alle amicizie, al portare i libri di persona, e così via. È risaputo, i libri di poesia hanno vita difficilissima in Italia: costoso o complicato pubblicarli, picaresco portarli ai lettori, fantastico farli resistere sugli scaffali. Come convincere i nostri Senatori a fare qualcosa per la poesia?
I più pragmatici tra loro ci chiederebbero subito conto della scarsa audience. Dovremmo ammettere che un po’ la “colpa” è nel genere. “La poesia è difficile! Non è amata dal popolo!”. La poesia, si dice, mette a disagio anche i lettori più solidi. La poesia nuova poi li lascia disorientati, senza criteri di giudizio preconfezionati, forse li piglia pure per il naso, in ogni caso richiede concentrazione, in taluni anche erudizione, di sicuro una certa disponibilità ad abbandonarsi. La poesia non intrattiene, a volte annoia, e quando va bene ci perde. Varrebbe spiegare che il bello è proprio questo? Essa provoca la piccola morte che annuncia, vivaddio, lo spostamento da sé. Noi cambiamo. Bastano poche parole, e – miracolo – cambiamo. (La versione adulta della favola, insomma).
Esiste anche una costellazione di poesia divertente, pop, performativa, ibrida, musicata, multimediale, ecc., che non ha bisogno di tante giustificazioni trascendentali: piace, ‘arriva’ (direbbero su X Factor), è fresca e bella e très simpatyque. Ma adesso non vorrei confondere i nostri Senatori con cose troppo “moderne”.
Il punto è: la poesia andrebbe aiutata o, come nelle migliori tradizioni liberiste, abbandonata nella giungla dove si orienterà da sola verso quello che meglio la farà sopravvivere? Opto per la prima ipotesi, e non perché io sia una vecchia statalista sovietica, ma perché (cito da Rosaria lo Russo) “sappiamo benissimo, anche noi poeti e poetesse svampiti (il mito romantico del Poeta con la Testa fra le Nuvole in Italia è tuttora vivissimo) che l’acquisto dipende dall’offerta e non l’offerta dall’acquisto, per tutti i prodotti della mano o dell’ingegno umano”. Come si educa all’ascolto, come si impara a suonare uno strumento, così si potrebbe educare alla poesia, imparare a leggerla (nel senso più debole del termine: imparare ad impugnare quel certo libro e prestargli attenzione). Nessuno si aspetta che, in un bambino ‘medio’, l’amore per la musica possa venir fuori da sé, sgorgare spontaneo senza ‘sovrastrutture’ didattiche, un ambiente ricettivo, una cultura della musica, insomma. Di certo senza dischi, registrazioni, concerti, maestri di musica, spartiti, ecc., ecc., si farebbe una gran fatica.
Così, per la poesia, ci vorrebbero (almeno) i libri. Come si fa senza libri? E senza quelli dei grandi, poi? Dovremmo spiegare ai signori Senatori che non stiamo qui a rivendicare pensioni e sussidi per qualsivoglia studente fuori corso in fase bohemien, ma ragioniamo su come creare modi per aver cura del nostro patrimonio poetico (del cui valore immateriale spero non si voglia dubitare).
Io qualche ideuzza ce l’avrei. Creerei, per esempio, un fondo permanente per l’acquisizione di tutti i titoli di poesia pubblicati ogni anno (sì, c’è il Gabinetto Vieusseux, ma l’ultima finanziaria ne ha stroncato molte funzioni). Il rischio di prendere qualche bidone non sarebbe ripagato dalla possibilità di ri/scoprire una Antonia Pozzi ogni tanto?
In secondo luogo finanzierei progetti per la digitalizzazione delle opere cartacee. Tra dieci o venti anni ci rendiamo conto di quanti libri stampati oggi saranno finiti al macero? Le opere degli anni Ottanta e Novanta in special modo soffrono tantissimo la rivoluzione digitale, non avendo avuto il tempo per depositarsi nel “canone” ed essendo poi state sovrastate dall’avvento dei nuovi media. Mettere quei testi in rete significa renderli disponibili a ricerche, tesi di laurea, nuove riflessioni, riscritture. Ma ci deve essere un ‘sistema’, altrimenti tutto andrà perso nel calderone di Internet, “come lacrime nella pioggia” (come già ammoniva l’ultimo Nexus 6). Siamo nel pieno di una rivoluzione paragonabile a quella di Gutenberg, sarebbe bello rendersene conto e farne tesoro.
E, infine, più classicamente, offrirei sovvenzioni ai piccoli editori virtuosi (cartacei o cibernetici che siano).
Non starò qui a citare i soliti luminosi esempi americani di custodia e diffusione del patrimonio culturale e letterario (ma potrei farlo). Loro che di cultura letteraria ne hanno “poca” (in puri termini di quantità di secoli) sanno quanto è importante offrirla a tutti. Noi che ne abbiamo “tanta” la teniamo negli scantinati ad ammuffire. Già.
È evidente, comunque, che i Senatori della Repubblica al momento si stanno dedicando ad altro. Le dirò, tuttavia, che se dovessero cominciare ad occuparsi di poesia, mi preoccuperei. Non prenda questa come una contraddizione radical-chic, la prego. Semplicemente avrei paura che anche quest’arte “minore” e ignorata finisca preda di lottizzazioni, nepotismi, istituzionalizzazioni, burocratismi, con le infinite normine e leggicole che caratterizzano le riforme nostrane, con i poeti laureati “di Palazzo”, i Professoroni di Poesia, i bacchettoni, gli imprenditori della poesia, il marketing della poesia e la grande furia di fondo che è (per me) agli antipodi della poesia.
Noi, spero, continueremo a scrivere, anche nell’oscurità; lavoreremo per far sì che giunga un tempo con più luce.
Un saluto gentile,
Renata Morresi (Redazione di Cantiere Poesia)