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E' MORTO MARCELLO PLAVIER POETA POCO CONOSCIUTO MA CON TANTISSIMI AMICI - da Salvatore Armando Santoro

ADDIO A MARCELLO PLAVIER, UN POETA CON UN ANIMO GRANDE ED UN SENTIMENTO IMMENSO

Marcello Plavier non è più tra noi. Un altro poeta ci ha lasciati ma restano i suoi versi a ricordarci del suo grande cuore ed il suo grande amore per la poesia. Lo voglio ricordare riportando la breve biografia pubblicata sul portale www.poetare.it, dove Marcello ha inserito anche la sua email come un invito agli amici di scrivergli per rendere meno pesante la sua solitudine.
Riporto inoltre una serie di sue poesie, sia quella iniziale che l'ultima pubblicata su questo portale, insieme ad altre abbastanza significative e che descriveranno meglio delle mie parole la figura di questo amico che ci ha lasciati.
Salvatore Armando Santoro - Presidente Circolo Culturale Mario Luzi di Boccheggiano (GR)

 

IL PROFILO PUBBLICATO DA MARCELLO SU WWW.POETARE.IT
Sono torinese fin dalla nascita, non ridete è vero, vivo in un paese meraviglioso in riva al fiume PO, SAN MAURO TORINESE,
amo scrivere, leggere, scherzare e, perché no, amare, anche se solo talvolta in maniera virtuale.
Gradirei avere una corte di amici veri, la mia email è:
marcelloratin@gmail.com

LA PRIMA POESIA PUBBLICATA E RACCOLTA NELLA SUA PAGINA PERSONALE SU POETARE:


Declino

Alcune domande
turbano il mio dormire,
Sono nato troppo presto
O troppo tardi?
Cosa faccio in questo mondo
Dove la gioia
mi è sempre soverchiata
dal soffrire?

Le mie speranze,i miei desideri,
dormono un sonno dolente.
Perché ad ogni gioia,
mi si alterna il dolore,
e la tristezza riaffiora,
violenta e maligna?
Dondolo e l’altalena della vita
Costringe l’anima mia
In ginocchio.

I miei occhi stanchi,
il mio crine incanutito.
trasmettono quanto tempo
e quante avventure di vita
hanno attraversato.
Ma ora frugando
Nei recessi dell’anima mia,
capisco ed invoco pietà.

E L'ULTIMA POESIA

Ricordo

Mi struggo ancora
Nell’ansia dei desideri
L’anima mia sempre ti desidera
E nella notte dei ricordi
Io rivedo il tuo volto
Che ho sempre
Impresso nella memoria
Così inafferrabile
Mai immutato
Come stella nella
Immensità dell’universo
Come in libro aperto
Leggo nel fondo
Dei tuoi occhi
La tua bocca sorride
Mentre lo sguardo
La smentisce
Non devi vergognarti
Di confessare che mi amasti
Piangi ora. Nessuno vede.
Guardami io sono uomo
Eppure piango

Per non dimenticare
Uomo antico che ricorda,
rivede un paese lontano,
uomini in divisa, mitraglie schierate
nella via, un sergente,
una prigione.

Ogni volta che morde il pane,
si ritrova in prigione,
pane duro e acqua
unica compagnia alla sua fame.

Nel suo cuore è sbocciato
dell’odio, sembra
quasi amore dolente nel
ricordo, mondo vile
che ci porti in sorte la colpa
di avi e nostra , con pretese
di salvarlo rivoluzionando.

Contadini cacciati, fucilati
poi ritratti , come poster
romantici, per le stanze dei
giovani che sognano ancora
la rivoluzione, per creare
umanità migliore, per questo
mondo feroce e vile
che di morti ammazzati vive.

L’uomo antico crede,
ha ancora una fede, alla pace
a giustizia equamente divisa,
ora siede nell’ombra alla finestra
affacciato per sorprendere
le ultime stelle, sotto un alba
ch’è lontana, remota.

ED ECCO UNA DELLE SUE POESIE DOVE RIMARCA LA SUA PIEMONTESITA' CHE CHIARAMENTE NON VOLEVA ESSERE PARTICOLARISTA O STRUMENTALMENTE POLITICA MA QUELLA DI UNA PERSONA CHE AMAVA LA SUA TERRA DI ORIGINE ED IL LINGUAGGIO NATURALE DEI PROPRI ANTENATI CHE, PER I VECCHI PIEMONTESI, RAPPRESENTA ANCORA UN LEGAME CULTURALE E SOCIALE CON LA LORO TERRA DI ORIGINE E DI APPARTENENZA.

Bogianen

A l'è na storia frusta
che soma bogianen
a l'è nen vera
e soma gent
d'un epoca pi trista
a basta arcordè
le bataje per preparè
la nostra Italia

Ancheuj as sent ancora
quaicos ed viv e'd caud
parei 'd na fiama
a'n crij d'amour
perchè soma gent
ch'i foma poche ciancie
e soma gent andrinta sue radis.
marcello plavier     

Bogianen (Traduzione)

E' vecchia storia
che siamo bogianen
non è vera
siam gente
d'un epoca più triste.
basta ricordare
le battaglie per costruire
la nostra Italia.

Oggi si sente ancora
qualcosa di vivo e caldo
un grido d'amore
perchè siamo gente
che fa poche parole
e siamo persone
ancorate alle loro radici.
marcello plavier

ED, INOLTRE, LA BELLISSIMA POESIA DOVE IL TEMA DELLA SOLITUDINE DELL'UOMO ANZIANO E' UN TREMENDO ATTO DI ACCUSA VERSO TUTTA UNA SOCIETA' CHE HA PERSO I VALORI DELLA FAMIGLIA ED IL RISPETTO VERSO GLI ANZIANI, CHE VENGONO EMARGINATI ED ALLONTANATI DALLE NUOVE GENERAZIONI COME "PACCHETTI" INGOMBRANTI, RINUNCIANDO COSI' ALLA POSSIBILITA' DI ACQUISIZIONE DEL GRANDE PATRIMONIO DI ESPERIENZA E DI VALORI DI CUI GLI ANZIANI SONO STATI TESTIMONI ED ATTORI PRINCIPALI.
 
Pranzare solo

È freddo, pranzo di erbe due uova
un sorso di vino, un poco di pane
alla finestra curioso il sole mi appare
nella stanza il chiarore si spande

tranquillo, distrattamente mangio,
solo, mi fa compagnia il pensiero
di lei, chissà cosa fa, ora,
lontana, in questo momento

Ancora si sente un canto d’uccello
il sole è amico per dare allegria
il merlo compagno di tante mattine
bussa al vetro della mia cucina
mi ricorda che ha fame, che vuole mangiare.

Sento freddo ed un gran sorso di vino
mi scalda le vene. Nella quiete del giorno
penso alle donne, quante, che pranzano
sole, senza darmi un cenno d’amore,
è certezza assordante che mi fa trasalire
non importa, mi parlo da solo.

E' bosco in silenzio l'ora di pranzo,
per ogni pianta che si parla da sola
è voce e ascolto di foglie a stormire.
Un riverbero amico mi scuote,
è luce l'aroma di un buon caffè
e ritorno normale, in pace con me.


ED INFINE LA SOTTOLINEATURA DEL PATRIMONIO DI ESPERIENZA VISSUTA ED IL TENTATIVO DI TRASMETTERE QUELLA MEMORIA DI CUI LE VECCHIE GENERAZIONI NON AVREBBERO MAI VOLUTO RINUNCIARE E CHE OGGI A MOLTI NON INTERESSA PIU'. MA IN QUESTA POESIA VI E' COMUNQUE IL TENTATIVO DI MARCELLO DI NON RINUNCIARE AL SUO RUOLO DI TRASMISSIONE DELLA MEMORIA DI ULTIMO TESTIMONE ANCHE SE E' COSCIENTE CHE LA SUA ESPERIENZA NON SARA' POI RACCOLTA DA NESSUNO.

Per non dimenticare

Uomo antico che ricorda,
rivede un paese lontano,
uomini in divisa, mitraglie schierate
nella via, un sergente,
una prigione.

Ogni volta che morde il pane,
si ritrova in prigione,
pane duro e acqua
unica compagnia alla sua fame.

Nel suo cuore è sbocciato
dell’odio, sembra
quasi amore dolente nel
ricordo, mondo vile
che ci porti in sorte la colpa
di avi e nostra , con pretese
di salvarlo rivoluzionando.

Contadini cacciati, fucilati
poi ritratti , come poster
romantici, per le stanze dei
giovani che sognano ancora
la rivoluzione, per creare
umanità migliore, per questo
mondo feroce e vile
che di morti ammazzati vive.

L’uomo antico crede,
ha ancora una fede, alla pace
a giustizia equamente divisa,
ora siede nell’ombra alla finestra
affacciato per sorprendere
le ultime stelle, sotto un alba
ch’è lontana, remota.

 

.... Arrivederci, Marcello!!!!

 


CULTURA E SALUTE - da Francesco Galgani

Gesti quotidiani, che richiedono tempo e attenzione, come la raccolta differenziata, un consumo critico e responsabile, la continua ed effettiva partecipazione a iniziative per un mondo migliore, possono essere tacciati di idealismo, perché non producono un utile immediato. Ma non è così: questi piccoli gesti assumeranno il loro pieno significato quando il nostro cuore smetterà di battere e gli effetti delle nostre azioni, buone o cattive, ricadranno sui nostri figli.

Tra i piccoli gesti, secondo me, rientra anche quello di usare il meno possibile il cellulare, per evitare tumori al cervello e altre spiacevoli conseguenze, specialmente ai più giovani. Per una persona anziana, telefonare con il cellulare fa un po' male, ma per un giovane come me è molto rischioso... per un bambino è invece nocivo al massimo. Quando telefoniamo, dovremmo pensare non solo alla nostra salute, ma anche a quella dell'altra persona.
Quando vedo un bambino con il cellulare, penso che siamo proprio in una società malata, senza cura per i giovani. Ma il business si basa proprio su questo: "Non importa se fai danni e se rovini le vite, basta che fai soldi"... e quindi le compagnie telefoniche (e non solo) spingono il più possibile all'uso del cellulare... spesso lo fanno anche i genitori, come palliativo per le loro ansie... spesso sono i ragazzini e le ragazzine stesse a chiedere il cellulare, per stare "allineati" al gruppo (e per seguire l'esempio degli adulti)...

Per meglio comprendere la serietà delle mie precedenti affermazioni, vi invito alla seguente lettura:
http://www.ecplanet.com/node/2446

Francesco Galgani
www.galgani.it


Hannah Arendt ed i principi della bioetica di Caterina Tagliani - da Salvatore Armando Santoro

 

 

HANNAH ARENDT E I PRINCIPI DELLA BIOETICA



Un trattato di storia, di filosofia, di medicina o di altre scienze, così come di genere letterario, non sale agli onori della cronaca se scritto da un autore di poco conto: di lui e della sua opera, nessuno parla: lo si ignora.

Di Hannah Arendt, riscoperta in tempi che possiamo definire recenti, molto si è detto e scritto, sia per considerare le sue opere come rivoluzionarie, rispetto ai tempi, sia per denigrarle e considerarle solo come il frutto di riflessioni scaturite da un’amara, seppur ricca esperienza personale, senza nessun vero fondamento filosofico atto a dimostrare una qualsivoglia teoria: uno su tutti Habermass.

Ma la Arendt non intendeva fondare né rifondare alcunché: tutte le sue opere si distinguono per l’analisi accurata dei fatti, quando si tratta di questi, dell’agire umano spogliato da ogni forma di speculazione puramente filosofica e per la quale e solo in virtù di essa è possibile parlare di persona e di diritti, primo fra tutti, la libertà.

La Arendt, oggi considerata come l’ultima grande esponente della filosofia politica del Novecento, non è sfuggita, forse proprio per la profondità dei suoi studi, al dualismo che vede contrapposti sentimento e prassi che traspare in molte delle sue opere ma che, proprio per questo, consentono di evidenziare il collegamento tra i principi da lei analizzati e la ormai indiscussa teoria del ponte, di cui parlava Potter.

Se è vero che per la Arendt l’umanità è alle soglie della propria autodistruzione per il pericolo sempre incombente di involuzioni totalitarie, è anche vero, come sosteneva Potter, che “il futuro dell’uomo…non è qualcosa che può essere dato per scontato” 1, questo perché nell’idea di libertà che alberga nella mente umana, è compresa quella di dominio indiscusso dell’uomo sull’uomo e su tutto quanto lo circonda, quasi ne fosse il proprietario.

Non importa se l’ecosistema viene stravolto e se le conseguenze di questa perenne e continua spogliazione della natura causa, ed ha causato, i mutamenti che sono sotto gli occhi di tutti, così come è lecito programmare e pianificare la distruzione di milioni di persone o privarle della libertà, di una patria e renderle degli apolidi che vagano per il mondo come l’ebreo errante.

L’esercizio della libertà dovrebbe essere ispirato in primo luogo ai principi di eticità in ogni qualsivoglia azione ma prevale sempre un altro principio che è quello dell’utile, del piacere, dell’autonomia individuale, libera perciò, di calpestare l’umanità e perciò stesso, la dignità della persona.

Continuamente si parla di diritti violati, di popoli ancora oggi sottomessi ad un potere politico che dispone della vita degli individui e non si può non riflettere sugli indiscussi contributi della scienza medica dei quali solo poche e privilegiate persone possono godere.

Nel contempo, non sfuggono i pericoli etici insiti nelle nuove scoperte scientifiche quando applicate a scopi che non salvaguardano la dignità della vita umana, considerato che sembra che tutto sia ormai concesso ricercare e applicare in nome della ricerca e che sia o meno poi etico o morale il risultato o la sua applicazione, questo sembra poco importare, l’importante è sempre la “nuova scoperta”, poiché le “moderne virtù cardinali-successo, industriosità e veridicità- sono le più grandi virtù della scienza moderna”, così si esprimeva la Arendt in un saggio sulla Vita Activa e l’età moderna.

Come si sia giunti oggi, malgrado le conoscenze acquisite, alla convinzione che di tutto si può disporre, anche della vita propria ed altrui, può sembrare incomprensibile; una ipotesi è da ricercare nella decadenza di principi e valori che hanno segnato il cammino dell’umanità, decadenza che l’homo politicus odierno sembra fare propri con grande facilità.

Ci è di conforto in questa tesi quanto espresso da Savagnone:

Anche la politica sembra aver perduto, con il tramonto delle ideologie, ogni prospettiva di un cambiamento a lunga scadenza della nostra società. Ma bisogna riconoscere che questa ha molto contribuito all’eclissi della speranza in un cambiamento radicale della nostra società e nella possibilità di costruire un mondo più giusto e più umano” e più oltre “ L’unico tema che ancora sembra accendere il dibattito politico oggi sono i diritti degli individui. Un problema certamente importantissimo ma che, sradicato dal più ampio orizzonte del bene comune, rischia di dare di questi diritti una visione individualista e sostanzialmente difensiva”.2

Valori, diritti, dei quali la Arendt a lungo ha sviscerato nelle sue molteplici opere e che, malgrado stupisca la sua pertinace laicità, la inducono a dire:

Il mondo, così come Dio l’ha creato, mi sembra buono”3, e quasi di seguito, con le stesse espressioni del libro della Sapienza:

Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per la vita: le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra, perché la giustizia è immortale”.

Quanta fiducia traspare da queste parole! Non in una fede o in una religione, poiché non ne professava alcuna, ma semplicemente con la fiducia in Dio, quasi una forma di infantile ingenua certezza nell’unico Creatore del mondo; eppure l’esperienza di una giustizia, che può essere immortale nel concetto ma che Hannah aveva ben constatato sulla propria pelle quanto relativa fosse, ancora le fa credere ad una sorta di “miracolo”, malgrado l’esperienza della tragedia nazista che aveva colpito sei milioni di ebrei, per non sottacere delle vittime di altre nazioni.

Quello che maggiormente colpiva la Arendt, era l’indifferenza dei molti intellettuali dell’epoca asserviti al regime e di questa indifferenza a lungo si trovano le tracce nel Carteggio con Karl Jasper, ma anche in altre opere, specie nella Lingua Materna; questa indifferenza preparava il terreno ad ogni futuro totalitarismo e alla presunzione dell’uomo di poter modificare il mondo a proprio piacere. E, se proprio vogliamo collegare questo suo timore al campo bioetico, che cosa non si cerca di fare oggi con gli embrioni, con le cellule staminali, con l’inseminazione artificiale e quantaltro è riferito alla persona che si vuole a tutti i costi in questo modo, manipolare,selezionare…non è forse un films i cui prodomi erano iniziati più di cinquant’anni fa e che le nuove scoperte biotecnologiche consentono di esercitare? Esiste nel pensiero arendtiano una visione bioetica della “persona”, estesa e qualificata ma sommersa.

E’ insito nella Arendt, il timore che quanto avvenuto potesse ripetersi, e si è ripetuto ed avviene ancora oggi in varie parti del mondo che continuiamo ostinatamente a chiamare “civile”, né si può in fede credere che i timori della Arendt fossero solo speculazioni filosofiche atte a riempire le pagine dei libri: quello della Arendt scaturisce da una visione del mondo che è in primo luogo una visione etica e morale.

Se confrontiamo alcuni suoi passi, in merito ai diritti della persona, non possiamo non rilevare che a questa riconosce l’intangibilità e la sacralità che gli è dovuta proprio per essere in primo luogo “persona” e, quindi, un “inizio” di umanità, pertanto, la vita deve essere “amata” poiché ogni vita è una rifondazione di questa fede capace di “smuovere le montagne”, la stessa fede e visione positiva della vita che nel Carteggio con Jasper le fanno dire quali sono “le vere realtà della vita umana: amore, alberi, bambini musica”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Di queste realtà si occupa anche la bioetica nelle sue varie branche, come scienza in grado di migliorare la qualità della vita negli ecosistemi, senza mai dare nulla per scontato ma studiando le soluzioni che possano contribuire a migliorare e a garantire la sopravvivenza delle future generazioni.

Di questo se ne rese consapevole Potter, che, nel lungo periodo del suo esercizio di medico e di fondatore della nuova disciplina, non si preoccupò solo della salute dell’uomo ma della necessità di tenere conto dell’ambiente di vita nel quale ciascun individuo nasce, cresce, vive, muore.

Garantire una migliore qualità della vita richiama quindi al principio centrale, nella bioetica, di responsabilità che nell’opera: Bioetica.Ponte verso il futuro, Potter già richiamava: responsabilità che non può essere solo individuale ma collettiva, poiché l’uomo ha in sé la capacità di distinguere il bene dal male e la possibilità di scegliere come agire.

Sul principio di responsabilità, sul senso comune, sull’agire umano, ben lo ritroviamo in Hannah Arendt, poiché ciò che è davanti a tutti, la realtà, non è riconducibile ad un prodotto dell’uomo ma è una “verità” che deve essere interpretata, accolta, interrogata.

L’idea di verità implica una rivelazione poiché: “Alla “consistenza della verità” appartiene…il fatto che essa riguarda un mistero e che la rivelazione di questo mistero ha autorità. Verità…non è lo svelare che annienta il mistero, ma è la rivelazione che gli rende giustizia”

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, in linea con quanto espresso dal suo caro amico Walter Benjamin: “ la natura stessa della verità, al cospetto della quale anche il più puro fuoco della ricerca si spegne come fuoco sott’acqua…”.

Del primato della verità in bioetica, Giovanni Russo così si esprime: “…una bioetica dove il primato della prassi umana e delle sovrastrutture socio-politiche fosse totalizzante, e cioè non ammettesse l’alternativa posta in una metodologia sul primato della verità, sarebbe una bioetica per ciò stessa ideologica, autonomistica e dogmatica. Al contrario, il primato della verità, che libera dalle ideologie, si manifesta come un antigiuridismo bioetico ( poiché le libertà in conflitto esigerebbero di essere tutelate nelle loro scelte individuali) che supera i conflitti di interessi nell’interesse per la dignità dell’uomo in sé e per sé”

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Scaturisce allora a questo proposito una riflessione: tutto ciò che circonda l’uomo fin dal suo apparire nel mondo, è già preordinato, è qualcosa di costruito da altri, da coloro che lo hanno preceduto e che continuamente evolve che si sia o no d’accordo.

Questo mette in discussione il potere dell’uomo sul mondo dal quale tenta di evadere per rifugiarsi nel pensiero, poiché i sensi non bastano da soli a spiegare la fede, la ragione; tutto quanto può essere calcolato, misurato, può solo ricordagli la sua dipendenza da quanto lo circonda.

Ne consegue una fuga dalla realtà e il rifugio nella capacità di pensare intensamente poiché la volontà non è in grado di cambiare o di evitare ciò che non è in suo potere di eliminare o modificare: la realtà che vive intorno a noi e che percepiamo con i sensi.

La persona, non è una monade ma vive in una società che pratica ideali, visioni, posizioni eticamente diverse: non vi può essere una “morale neutrale” come giustamente osserva il Pellegrino in un suo articolo, ed ogni scelta personale coinvolge ed ha ricadute a breve o a lungo termine anche su coloro che vivono intorno a noi, non diversamente da quanto ribadito nella Spe Salvi:Nessuno vive da solo. Nessuno pecca da solo. Nessuno viene salvato da solo. Continuamente entra nella mia vita quella degli altri: in ciò che penso, dico, faccio,opero. E viceversa”.7

Penser su que nou faison” è stato sempre il motto della Arendt e dovrebbe

essere ancora oggi una linea guida, un principio etico, una morale che dovrebbe accompagnare ogni nostra azione, poiché nulla si compie che non susciti una ricaduta a breve o a lungo termine, su quanto ci circonda, siano esse persone o ambiente, poiché: “ Dal mistero dell’uomo , quindi, deriva quella serie mai conclusa di problemi sollevati dall’esistenza umana. Infatti, ogni potenzialità umana porta in sé gli interrogativi relativi al suo significato per l’oggi e per il domani sia dell’individuo, sia della comunità umana in cui è inserito, fino ad estendersi ai riflessi e agli influssi sull’intera umanità”8

Dilungarci ulteriormente per cercare i collegamenti tra i principi della bioetica e i principi espressi dalla Arendt nelle sue molteplici opere, sarebbe solo un cammino che ci porterebbe a ripercorrere e ad analizzare la sua vasta produzione letteraria nella quale l’oggetto di studio è sempre la “ persona”, i suoi diritti, la sua intangibilità, la libertà: principi non dissimili né da quelli propugnati da Potter né da quelli successivamente meglio ampliati da Reich.

Non è questo l’intento che ci siamo proposti, poiché le opere di questa filosofa ebrea americanizzata ( ma che mai ha rinnegato le proprie origini, a differenza di altri e ben noti personaggi), sono oggi alla portata di tutti, sia come testi ormai tradotti in ogni lingua, o come materiale multimediale di interviste all’autrice, lezioni e commenti su numerosi personaggi da lei personalmente conosciuti: tutto é reperibili su vari siti internet, per non parlare delle numerose ristampe delle opere arendtiane.

L’unico nostro intento è quello di rendere omaggio ad un’autrice che ha saputo offrire alla riflessione temi che, affrontati da sempre nel dibattito filosofico, offrono una prospettiva di lettura che va oltre la speculazione puramente filosofica.

Colpisce la sua lungimiranza e non ci si stupisce quindi se intorno al pensiero della Arendt oggi il dibattito sia ancora acceso, poiché la mente umana non cessa mai di ricercare, tradurre, interpretare, riflettere sugli accadimenti percepibili dai sensi.

Dio ha dato all’uomo questo dono che non dovrebbe essere sprecato nella ricerca affannosa di impossibili giustificazioni dell’agire umano quando questo avviene al di fuori di ogni regola morale ed etica ma per riconoscere i limiti che innegabilmente ha la mente umana. Solo la certezza che proviene dall’essere ciascuno persona, seppur unica e irrepetibile, quindi non infallibile, potrà forse guidarci verso una dimensione che trascenda la conoscenza già acquisita che come una valigia sempre pronta ci accompagna nel lungo o breve viaggio della nostra vita e che poche volte apriamo nel timore che quanto in essa é conservato, non sia più utile né a noi né ad altri perché non più consoni ai tempi nei quali viviamo.

Aggiornare nuovamente le conoscenze, non significa rinnegare quanto si è acquisito, semmai dovrebbe costituire uno stimolo ad approfondire, ricercare cose sempre nuove, integrare, lasciandoci guidare sempre, non dall’utile o dalle mode imperanti, ma da principi morali ed etici, gli unici che diano senso e valore all’ agire umano.

Gli unici principi che possano promuovere una qualità di vita migliore di quella fino ad oggi vissuta quasi passivamente o per contro affannosamente alla ricerca di quel quid in grado di soddisfare le esigenze più estreme.

Allora il monito della Arendt dovrebbe essere sempre presente alla nostra mente: Penser su que nous faison, per cercare di agire con rettitudine morale, per seguire quella legge morale che è in noi già inscritta, e contribuire in questo modo a migliorare noi stessi e la società in cui viviamo.

In questo modo, forse, si può pensare ad una rifondazione della qualità della vita, nel rispetto della libertà della persona, dei suoi diritti, e nel rispetto dell’ambiente che con la sete incontrollata di dominio abbiamo contribuito a stravolgere.

Caterina Tagliani

 

1 E.D. Pellegrino in G.Russo, Fondamenti di metabioetica cattolica, Edizioni Devoniane,Roma,1993,p.17

2 G.Savagnone: Le coordinate della Speranza e la società contemporanea, in G.Russo, La speranza: attesa di un eterno già donato. Coop. S.Tommaso, Elledici-TO 2008, p..63.

3 E. Young-Bruehl: Hannah Arendt 1906-1975, Per amore del mondo, Bollati Boringhieri, TO, 1990, p.18

4 H. Arendt- Karl Jaspers: Carteggio, 7-9-52,op. cit.pag. 117-119.

5 H.Arendt, Il futuro alle spalle, Il Mulino, Bologna, 1992, pp.89 e seg.

6 G.Russo: Foonademti di metabioetica cattolica, Edizioni Devoniane, Roma, 1993, p..58-59.

7 Spe Salvi”, p.48

8 R. Frattallone: Antropologia ed etica sessuale, Coop S.Tommaso,Messina 2001,p.11


FIRENZE - 10.5.2011 - BORSE NERE -Alla ricerca di spazi nei roghi - da Salvatore Armando Santoro

 

 
Comune di Firenze

Biblioteca delle Oblate

Associazione Culturale Territori

 

 

BORSE NERE alla ricerca di spazi senza roghi

di Elena Salvini Pierallini


10 maggio 2011

 

Nella ricorrenza dell'’anniversario dei roghi dei libri avvenuti a Berlino nel 1933, Elena Salvini Pierallini propone alla Biblioteca delle Oblate, una giornata all’'insegna della libertà e della individualità, ma anche della collaborazione e del dialogo, un evento non sottoposto ai consueti confini ma che conceda ad ognuno ‘la speranza del passo’ in un’ottica di movimento, di coinvolgimento, di nomadismo, che permetta il riappropriarsi dei valori fondamentali.

 

 

Programma della giornata 10 maggio 2011

Chiostro Grande della Biblioteca delle Oblate di Firenze

 

 

Mattina

 

dalle 10.00 alle 13.00

 

Laboratorio aperto al pubblico a cura di Susanna Pellegrini, introduce Aldo Frangioni.

Susanna Pellegrini distribuirà ai partecipanti dei pieghevoli in carta sui quali ognuno potrà esporre le proprie reazioni, riflessioni, emozioni. Gli elaborati realizzati rimarranno alla biblioteca, omaggio e memoria di questa data.

 

 

Pomeriggio

 

dalle 15.30 alle 19.00

 

Artisti, poeti, scultori, architetti, fotografi, grafici arriveranno con una borsa nera all’interno della quale, oltre al libro “Borse nere” di Elena Salvini Pierallini su cui ognuno ha già realizzato un proprio intervento, insieme a libri, book del proprio lavoro, un pieghevole di bristol nero, sul quale sarà stato iniziato, eseguito o da realizzare in loco un intervento per ricordare l’anniversario del rogo dei libri e per esprimere un proprio punto di vista sulla libertà individuale per condividere passi e ideali.

 

Partecipano: Aldo Frangioni, Alessandro Facchini, Alessandro Nutini, Andrea Del Sere, Andrea Marini, Beatrice Pierallini, Caterina Trombetti, Elena Salvini Pierallini, Fausto De Landro, Franco Manescalchi, Luciana Floris, Manuela Mancioppi, Margherita Verdi, Maria Pia Moschini, Marlene Mangold, Nadjia Chekoufi, Paolo Celi, Pierangelo Pierallini, Pietro Messina, Resmi Kafaji, Rita Pedullà, Sandro Poli, Simonetta Zanuccoli, Susanna Pellegrini, Titti Follieri, Walter Romani.

 

Presentano: Aldo Frangioni e Caterina Trombetti.

 

Durante l’evento una proiezione video documenta le quattro edizioni precedenti di BORSE NERE.

 

 

Alle ore 18.00

 

Presentazione ed esposizone del “Libro in piediUn filo teso tra silenzio e parola eseguito nel 2004 da Elena Salvini Pierallini. Nel libro sono presenti le foto documentative scattate nelle Terrazze delle Oblate durante l’evento omonimo nel quale scrittrici e scrittori appesero  i loro testi alle camicie, portate da loro stessi, tese al vento.

Introducono: Cristina Landi e Mara Baronti.

 

 

 

 

 

BORSE NERE alla ricerca di spazi senza roghi

 

Chiostro Grande, Biblioteca delle Oblate

Via Dell'Oriuolo 26, Firenze

+39 0552616518 begin_of_the_skype_highlighting            +39 0552616518      end_of_the_skype_highlighting

10 maggio 2011

Orari

10.00-13.00  laboratorio a cura di Susanna Pellegrini

15.30-19.00  Artisti, poeti, scultori, architetti, fotografi, grafici espongono le loro proposte

18.00  Un filo teso fra silenzio e parole, Libro in piedi di Elena Salvini Pierallini

ingresso libero


PIZZA E POESIA AD IVFREA (TO) - da Salvatore Armando Santoro

PIZZA E POESIA AD IVREA

 ll Circolo Culturale Mario Luzi di Boccheggiano intende organizzare una serata all'insegna della poesia ad Ivrea (TO) che consenta  agli amanti della poesia di ritrovarsi insieme magari gustando una pizza e declamando le proprie poesie o dIvulgando le lor opere.


Coloro che desidereranno partecipare alla manifestazione sono pregati di mettersi in contatto telefonico con il Presidente del Circolo, oppure inviare una email, in modo da consentirci di valutare la fattibilità della proposta e ricercare un locale che si presti a questo tipo di incontri.

Successivamente indicheremo esattamente data e locale dove incontrarci per trascorrere questa bella serata all'insegna dell'allegria e della poesia e conoscerci di persona o rivederci.

Gli amici di Ivrea potrebbero contattarmi telefonicamente e, volendo, collaborare indicandomi uno o più locali che dispongano di una saletta riservata e che si presta  a questo tipo di manifestazioni.

Cari saluti a tutti

Salvatore Armando Santoro

Presidente del Circolo Culturale Mario Luzi di Boccheggiano (GR)

ed organizzatore del Bando Letterario Europeo di Poesia e Narrativa Città di Montieri

Tel. 339 1844334

santoro3000@alice.it


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LA QUOTA DI ISCRIZIONE SARA' UNA RISORSA POSITIVA PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITA' DEL CIRCOLO E LA CORRISPONDENTE SOMMA POTRA' ESSERE DEDOTTA DALLA QUOTA DI LETTURA RICHIESTA A COLORO CHE PARTECIPERANNO ANNUALMENTE AL BANDO LETTERARIO.

Salvatore Armando Santoro - Presidente

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