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Andando incontro alla Pasqua... alcune riflessioni - da Francesco Galgani

Andando incontro alla Pasqua... alcune riflessioni

Ieri sera ho scritto quanto segue nella mia bacheca su Facebook... su invito del nostro presidente, condivido le mie riflessioni anche con gli amici del Circolo :)

Pare che tanto tempo fa, circa duemila anni, un uomo fu condannato a morte (senza neanche un processo che possa definirsi regolare) per aver detto parole di pace del tipo "porgi l'altra guancia" [un bell'invito ad avere una forza d'animo tale da rispondere alle ingiustizie senza violenza], "beati coloro che sono perseguitati" [nel senso che continuano ad agire a fin di bene contro le ingiustizie anche se sono perseguitati] o cose simili, tutte improntante alla non-violenza. La storia è poi stata imbellita, istituzionalizzata, trasformata in religione, ma ad ogni modo narra che, anche se la cattiveria umana omicida e distruttiva sembrava aver vinto (inchiodando su una croce chi parlava di pace), in realtà alla fine vinsero il bene e la vita. Domani è Pasqua: un giorno per ricordare la vittoria della vita sulla morte, che cade sempre in primavera, che è appunto il periodo dell'anno in cui la vita rinasce. Anche quando tutto sembra ormai morto (inverno), dopo l'inverno segue sempre la primavera e la vita ritorna.

Ho cercato, fin qui, di ricostruire il senso della Pasqua con semplici parole. "Festa della pace e della rinascita", questo è il senso che voglio darle.

Cosa fanno le persone per prepararsi a festeggiare questa bella giornata? Ammazzano animali giovani (un vero massacro, circa 900 mila tra capre, pecore e agnelli, secondo i dati forniti da Animal Equality) e alla vigilia fanno la fila davanti ai macelli fin dalle 6 del mattino. Accogliere la Pasqua in modo così cruento, con una strage degli innocenti, non mi sembra tanto migliore di inchiodare tre uomini sul Golgota...

Domani mangerò vegetariano, come sempre.
Ho scritto queste cose perché gli agnelli non possono parlare, io sì.

Oggi anche Salvatore Armando e tanti altri amici mangeranno vegetariano :)

Francesco


MESSAGGIO PASQUALE 2012 - I diversi non sono anche loro il nostro prossimo? - da Salvatore Armando Santoro

A PROPOSITO DI DIVERSI E RICORDANDOCI ALMENO A PASQUA DI AMARE IL NOSTRO PROSSIMO COME NOI STESSI

 

DA ROBERTO AD ARMANDO IL 31 MARZO 2010 ALLE ORE 10,25

Grazie delle parole, che non sono solo belle, ma illuminate, come te. Sei un vero amico. Roberto

 Il giorno Mar 31, 2012, alle ore 2:45 AM, santoro3000@alice.it ha scritto:

Disse un ateo ad un credente che se ne stava a pregare in chiesa tutto il giorno: "Ama il prossimo tuo come te stesso". L'ateo, lasciò tutti e se ne andò in mezzo ai diseredati e ci trovò indovina chi? Maria Teresa di Calcutta, che tutti dicevano che fosse già santa mentre era ancora in vita  (ed era vero perché la santità non la regala il Vaticano ma la gente comune). Ma lei si scherniva. Anche lei pregava poco. Era partita ed era andata ad aiutare i lebbrosi diseredati. Ed un papa, in livrea bianca e con un seguito di servi che gli pulivano finanche la strada lungo il suo passaggio, era partito a trovarla e ad abbracciarla. Ma era andato in aereo e poi non si era fatto più vedere e lei continuava a viaggiare a piedi.

Ed anche un certo Malini si era messo in testa di aiutare un gruppo di Rom diseredati e miserabili che tutti consideravano dei vagabondi e ladri e questo Malini, invece, diceva che erano una parte di prossimo discriminato e che erano dei grandi artisti ed avevano anche un'alta filosofia di vita ed un senso della famiglia introvabile nel mondo delle persone normali e cosiddette perbene. 

Questo Malini era un matto che interagiva con altri matti che provavano a non giudicare, appunto per non essere giudicati e che vorrebbero fare tanto, ma erano troppo pigri e troppo attaccati al mondo dei normali e non riuscivano ad avere il suo stesso coraggio di schierarsi in modo aperto e deciso dalla parte dei perdenti e dei perseguitati.

Ma essendo anche loro un po' matti, stavano a sentire questo Malini e cercavano di dare qualche goccia del loro tempo convinti che se tutti dessero una goccia formerebbero un mare.

Cercherò nei prossimi giorni di fare quello che dici e diffondere il tuo messaggio.

Un abbraccio

Armando

  

QUESTO E' IL FINALE DI UNA CONVERSAZIONE SCATURITA IN SEGUITO ALLA RICEZIONE DI UNA EMAIL DA PARTE DI ROBERTO MALINI DI UNA ORGANIZZAZIONE UMANITARIA CHE SI CHIAMA www.everyonegroupe.com
 

Roberto ha recentemente pubblicato un volume di poesie per i tipi della Casa Editrice "Il Foglio" di Piombino dal titolo "Il silenzio dei violini" che io consiglio a tutti di leggere, anzi, suggerisco di regalarlo in alternativa al noiosissimo uovo di Pasqua che sicuramente può fare male al portafoglio ed alla salute della gente ingorda ma di sicuro, il libro, potrà fare molto bene all'intelletto ed alla crescita culturale dei vostri amici e dei vostri parenti. E' un consiglio. Poi ognuno è libero di fare come gli pare, ma poi non vi lamentate se arriva un altro Monti ad aggiustare le cose forse in modo un tantino rude e come un calzolaio che non sa fare bene il proprio mestiere ed attacca delle suole alle scarpe in modo grossolano e tale da dare un po' di fastidio camminando.

ED ECCOVI LA EMAIL CHE VI RIPORTO E CHE VI PREGO DI LEGGERE CON CALMA, TANTO PASQUA ARRIVA LA PROSSIMA SETTIMANA E DI TEMPO PER FARLO ANCORA NE AVETE.

E' QUESTO SARA' ANCHE IL MIO MODO DI AUGURARVI BUONA PASQUA, UNA PASQUA CHIARAMENTE LAICA E COME SEMPRE CON I PIEDI SALDAMENTE PER TERRA!! 

Aderisci, quale poeta, alla domanda di grazia?


Non arrenderti, vecchio albero Rom!

Come sostenere l'azione umanitaria per la libertà e la vita di Toma Ciuraru, in carcere ad Ancona senza colpa

 
Ancona, 30 marzo 2012. Nita Ciuraru detto "Toma" si trova nel carcere di Monteacuto - Ancona. E' molto depresso, perché sa che la moglie, malata di cancro, è rimasta sola a Pesaro e fatica a sopravvivere. I figli sono in Romania, anch'essi vittime di povertà ed esclusione. Toma sta molto male: è cardiopatico e soffre di patologie ossee dolorose. La prigione in cui si trova è sovraffollata e non consente ai detenuti una vita dignitosa. Per una persona anziana e malata come Toma, è la più triste anticamera della morte. Come aiutare Toma? Oggi il Presidente della Camera Gianfranco Fini si è interessato al suo caso - grazie a Marcello Zuinisi, che gliel'ha sottoposto a Roma - e speriamo di cuore che sostenga il nostro appello di fronte al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Trenta poeti italiani di grande valore hanno aderito alla richiesta di grazia: le loro voci sono già al cospetto di Napolitano. Toma è in serio pericolo di vita e non dobbiamo abbandonarlo. E' utile copiare l'appello e inviarlo, firmato, a: 
 
 
E' anche utile divulgare l'appello (qui sotto) presso i propri conoscenti, affinché lo inviino al Presidente. Per evitare che Toma si trovi in condizioni insopportabili dietro le sbarre, però, è fondamentale che non lo facciamo sentire solo e abbandonato. Inviamogli messaggi di amicizia e solidarietà al seguente indirizzo, non solo via email, ma anche tramite fax e posta (utile anche telefonargli):
 
Sig. NIta Ciuraru detto "Toma"
c/o Casa Circondariale di Monteacuto  
Via Montecavallo 73/A
60100 Ancona 
Telefono: 071 897891
Fax: 071 85780
 
Toma è un uomo buono e sensibile, ma la sua tempra è fragile a causa dei tanti anni di privazioni e stenti. L'uomo è inoltre soggetto a momenti di grande malinconia. Se non si sentirà tradito da tutti, se sentirà di avere degli amici che lo attendono e si impegnano per la sua libertà, terrà duro. Una volta Toma mi prese per mano e mi condusse sotto un grande pino. Mi chiese di appoggiare la mano sulla corteccia e poi mi disse: "Io sono come questo vecchio albero: non crollo mai". Aveva appena subito un atto particolarmente umiliante da parte di chi dovrebbe proteggere e non annichilire le persone vulnerabili ed escluse. 
 

"Non arrenderti, vecchio albero Rom: siamo tutti con te!"

 
Roberto Malini
MaliniToma.jpg
 

 

Nella foto di Steed Gamero, Roberto Malini con Toma Ciuraru
 

 

Appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - da parte dei poeti per i diritti umani - per l'anziano Rom Toma Ciuraru, incarcerato senza colpa

di Roberto Malini - Patrizia Garofalo


Caro Presidente Giorgio Napolitano,

 

Toma Ciuraru, l'anziano patriarca che da anni rappresenta l'anima della comunità Rom che vive a Pesaro e che ha subito innumerevoli atti di repressione sgomberi, aggressioni, abusi è stato condannato a nove mesi di carcere da un giudice del tribunale di Pesaro, mentre il Tribunale di Sorveglianza di Ancona ha rigettato l'istanza per misure alternative al carcere. Toma, figlio dell'Olocausto (i suoi genitori furono internati nei  lager nazisti, mente molti familiari vennero assassinati nelle camere a gas) fuggì 15 anni fa dalla Romania ed ottenne asilo politico a Torino, dove fu riconosciuta la persecuzione subita dalla sua famiglia sia sotto il regime di Ceausescu che nel nuovo corso democratico. In patria, a Costanza, il vecchio Toma era stato capocantiere, mentre a Torino aveva lavorato nella nettezza urbana, nell'ambito di un progetto di integrazione rivolto ai rifugiati. Terminato il periodo previsto nel progetto della Città di Torino, Toma non riuscì più a trovare un'occupazione. Circondato da discriminazione e violenza, si trasferì a Milano, in un campo Rom, vivendo di elemosina. Ripetutamente sgomberato e colpito da denunce per occupazione abusiva di terreno pubblico, riparò a Pesaro con i familiari: la moglie Mia (malata di cancro) e i figli Ipat e Narcisa. A Pesaro l'anziano Toma, che nel frattempo era caduto nell'alcolismo, non ha mai ricevuto alcuna forma di sostegno sociale, ma nuovamente è stato oggetto di denunce ed evacuazioni. Il fratello Mihai si è gravemente ammalato proprio a Pesaro, dove l'ostilità delle istituzioni e della gente l'hanno condotto a una morte prematura e tragica. Il coraggio di Toma e la sua completa dedizione alla famiglia costituiscono il nucleo di una poesia di Roberto Malini: "Orfeo e Toma", pubblicata nella raccolta "Il silenzio dei violini". Il Gruppo EveryOne ha sostenuto a lungo la comunità Rom di Pesaro, consentendo a numerosi nuclei familiari - con bambini - di rientrare in Romania per evitare nuove persecuzioni e acquistando un terreno a Costanza, dove lentamente la famiglia di Toma sta costruendo un'abitazione. In questo mese di marzo, un giudice di Ancona ha processato Toma in seguito a una denuncia da parte di cittadini e all'intervento delle forze dell'ordine. L'anziano era stato visto discutere animatamente con alcuni familiari, brandendo il bastone - con cui si sostiene, essendo claudicante -  davanti a uno di loro: un gesto tipico dei vecchi capifamiglia Rom, come del resto dei maestri Zen. Questo, però, né il giudice di Pesaro né quello di Ancona - probabilmente - lo sapevano e così hanno condannato Toma per rissa e aggressione con arma impropria. Ora il patriarca dei Rom di Pesaro è rinchiuso nel carcere degli orrori di Montacuto (http://www.radicali.it/20120321/carceri-marche-tour-degli-orrori), nonostante le sue precarie condizioni di salute (Toma è cardiopatico). La moglie, in condizioni ancora più preoccupanti e priva di supporto sociale, è improvvisamente sola, perché i figli grandi sono in Romania. Per Toma sarà davvero difficile sopravvivere a 9 mesi di prigione durissima ed è arduo per chi è amico dei diritti umani comprendere la decisione dei magistrati, nonostante un legale avesse chiesto da parte della corte un minimo atto di clemenza e la concessione di una soluzione alternativa alla prigione. Su iniziativa dei poeti Roberto Malini (che è anche co-presidente del Gruppo EveryOne) e Patrizia Garofalo, alcuni poeti italiani hanno firmato per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una domanda di grazia urgente, affinché l'anziano Toma sia liberato dalla prigione di Montacuto e possa rientrare in famiglia. "Toma è un uomo coraggioso e pacifico," spiegano i poeti nel loro appello, "e le sue condizioni di salute sono preoccupanti, tanto che temiamo per la sua vita, considerate le atroci condizioni in cui si trovano i detenuti in quella famigerata prigione. Chiediamo al presidente Napolitano di manifestare clemenza verso un uomo già colpito da persecuzione, intolleranza e crudeltà, sia in Romania che nel nostro paese". Qui di seguito, i nomi dei primi poeti firmatari delal domanda di grazia, insieme ai co-presidenti del Gruppo EveryOne:

 

Roberto Malini,
Patrizia Garofalo,
Paul Polansky,
Paola Sarcià,
Matteo Bianchi,
Massimo Bevilacqua,
Gianni Sassaroli,
Marco Dalla Torre,
Alfred Breitman,
Margherita Gadènz,
Nina Nasilli,
Eugenio Rebecchi,
Sergio Soldani,
Rita Montanari,
Elisabetta Andreoli,
Matteo Pazzi,
Alberto Masala,
Giuseppe Samperi

La poesia trova la sua origine proprio nella verità  delle cose, nella loro profonda e dolorosa sofferenza , nell'essere sempre  ed ovunque  "combattente" e a fianco di coloro il cui percorso nella vita continua a significare crocifissione senza risorgenza. Compassione, umanità e giustizia hanno le stesse radici. Ecco perché, Presidente, siamo a chiederLe - poiché Lei è l'ultima speranza per il povero Toma - di compiere un atto di compassione, umanità e giustizia e di concedergli la grazia, consentendogli di recuperare il dono della libertà e tornare alla vita di prima: una vita di sofferenza, esclusione sociale, umiliazioni e abusi, ma almeno accanto a sua moglie, di cui l'uomo è l'unico sostegno, e nel suo ruolo di guida di una famiglia e di una comunità già tanto perseguitata. Fiduciosi che la nostra domanda possa essere accolta, anche in virtù del fatto che Toma non si è macchiato di alcun delitto, ma ha vissuto solo per difendere la vita e l'integrità di coloro che ama, La ringraziamo dell'attenzione e le porgiamo e porgiamo le più alte manifestazioni di stima. 

Unisco la mia firma a quelle dei poeti per i Diritti Umani e del Gruppo EveryOne

              ......................................................

 I Poeti per i Diritti Umani
 
Gruppo EveryOne 

i copresidenti Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau
+39 334 3449180 :: +39 331 3585406 :: +39 393 4010237 
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com


E' MORTO TONINO GUERRA - da Salvatore Armando Santoro

Tonino Guerra, il gande poeta del cinema italiano, amico personale e collaboratore affiatatissimo di Fellini, per il quale aveva sceneggiato moltissimi film indimenticabili, Amarcord, Prova d'orchestra, ecc... ci ha lasciati a 92 anni, da poco compiuti.

Personaggio difficile quanto a carattere, è stato un protagonista di diversi pezzi di storia del grande schermo mondiale, avendo coofirmato le maggiori opere di Antonioni, dei fratelli Taviani, di Rosi, Monicelli, Tarkovskij, Angelopulos, ecc... 

Negli ultimi anni si era dedicato esclusivamente all’altra sua grande passione, oltre al cinema, la poesia dialettale romagnola.

Ed eccovi una poesia in vernacolo di Tonino, dal titolo "In due", che la dice lunga sulla sua misantropia e sul suo carattere.

In Dèu

a l dégh sémpra ènca mé, in déu l’è e’ masum,

par stè insén, s’ t vu stè insén, in dis, in véint,

cmè t fè a stè insén?

la zénta invici u i pis d’ ès una masa,

“A sérmi una trentéina,

senza cuntè i burdéll”, e i è cuntént,

“A stèmm insén”,

ch’ u n vò di gnént, t staré tachèd, no insén,

piò ch’a séi e pézz l’è,

stè insén l’ è un’ èlta roba, ta n t n’ incórz?

no, i n s n’ incórz,

lòu, ès un póch l’è cmè no èsi, lòu

i à bsògn da ès in tint, in zént, in mélla,

in dismélla, in zentmélla,

che mè, ai so stè ‘nca mè,

par San Martéin, ma la festa dla Piva,

magné, bai, t chènt, t réid, t rògg,

parchè t chin rògg, l’è tó un rugiadézz,

se no ta n t sint, e par lòu l’è alegréa,

ch’ l’era un caséin, e mè alè zétt te mèz,

‘ s ‘ ut ch’ a t dégga, u m pareva, mo dabón,

d’ès da par mè,

invici in deu, tè e li, la sàira, ad chèsa,

a un zért mumént t smórt la televisiòun,

t ciacàr un po’, li la va ‘dlà, la tòurna,

sorpresa! du gelè,

t vu crema o cecolèta?

pu d’ogni tènt u s scapa, u s va ti pòst,

a magnè fura, e’ cino,

e’ cino l’è una roba,

cmè da burdéll al fòli,

u s sta lè tòtt disdài, zétt, incantèd,

s’ u t vén dal vólti da dí quèl, di dri

u i è sempra éun che ragna: ssst! silenzio!

pu Fine, u s zènd al luci,

l’è cmé svigés, t stè so. e e’ basta un gnént,

che ta i tèn e’ capòt, che la s l’ inféila,

ch’ ta la strènz, no una masa, sno sintéila.


 

In Due

 


 

Lo dico sempre anch’io, in due è il massimo,

 

per stare insieme, se vuoi stare insieme, in dieci, in venti,

 

come fai a stare insieme?

 

la gente invece gli piace d’essere in tanti,

 

“Eravamo una trentina,

 

senza contare i bambini” e sono contenti,

 

“Stiamo insieme”,

 

che non vuol dir niente, starai attaccato, non insieme,

 

più siete e peggio è,

 

stare insieme è un’altra cosa, non te n’accorgi?

 

no, non se n’accorgono,

 

per loro, essere in pochi è come non esserci, loro

 

hanno bisogno d’essere in molti, in cento, in mille,

 

in diecimila, in centomila,

 

che io, ci sono stato anch’io,

 

per San Martino, alla festa della Pieve,

 

mangiare, bere, canti, ridi, urli,

 

perché devi urlare, è tutto un urlio,

 

se no non ti senti, e per loro è allegria,

 

che era un casino, e io lì zitto in mezzo,

 

cosa vuoi che ti dica, mi pareva, ma davvero,

 

d’essere solo,

 

invece in due, tu e lei, la sera, in casa,

 

a un certo momento spegni la televisione,

 

chiacchieri un po’, lei va di là, torna,

 

sorpresa! due gelati,

 

vuoi crema o cioccolato?

 

poi ogni tanto si esce, si va nei posti,

 

a mangiar fuori, al cinema,

 

il cinema è una roba,

 

come da bambini le favole,

 

stanno tutti seduti, zitti, incantanti,

 

se ti viene delle volte da dir qualcosa,

 

dietro c’è sempre uno che protesta: ssst! silenzio!

 

poi Fine, si accendono le luci,

 

è come svegliarsi,ti alzi, e basta un niente,

 

che le tieni il cappotto, che se l’infila,

che la stringi, non molto, solo sentirla.


21 Marzo - Giornata Mondiale della poesia - Nasce a Torino il Memorial dei poeti della Shoah - da Salvatore Armando Santoro

21 marzo, Giornata Mondiale della Poesia: nasce a Torino il Memoriale dei poeti della Shoah

(Shoah - Comunicato stampa)
 
Torino, 20 marzo 2012. Sarà realizzato in Italia, a Torino, il Memoriale dedicato ai poeti assassinati nei campi di sterminio nazisti, durante la Shoah. L'Associazione Onlus "Nessun uomo è un Isola" e il Gruppo EveryOne annunciano in occasione del 21 marzo, Giornata Mondiale della Poesia (istituita nel 1999 dall'UNESCO), l'imminente realizzazione del progetto, che onorerà la memoria di poeti come Benjamin Fondane, Itzhak Katzenelson, Gertrud Kolmar, Max Jacob, i cui versi - scritti poco prima della deportazione o in alcuni casi addirittura nei ghetti e nei lager - hanno consegnato all'umanità, attraverso l'arte e il martirio, la memoria di milioni di vittime dell'odio razziale. Il Memoriale sarà installato, a imperitura memoria, nel "cortile dell'ora d'aria" del Museo del Carcere Le Nuove di Torino. "E' un grande mosaico a parete," spiegano i promotori del progetto, "cui stanno lavorando gli artisti Dario Picciau, Roberto Malini e Liana Sopelsa in collaborazione con l'ingegner Thomas Gazit, sopravvissuto all'Olocausto in Ungheria. Gli autori hanno scelto la tecnica del mosaico poiché essa consente di realizzare opere dalla durata illimitata, capaci di resistere agli agenti atmosferici attraverso i secoli". Il grande mosaico parietale sarà creato attraverso l'impiego di diversi materiali, fra i quali vetro e cemento. "Siamo orgogliosi di quest'opera," afferma l'artista e poeta Roberto Malini," perché è innegabile che i poeti hanno da sempre un ruolo centrale nella cultura e nella Storia umana, cantando la libertà e il valore della vita e ricevendo spesso, a causa della loro espressione artistica, persecuzione, carcerazione, tortura e morte. Ecco perché il Museo del Carcere le Nuove di Torino ci sembra una sede ideale per il Memoriale. Lì furono internati ebrei e dissidenti. Fra di loro, Emanuele Artom, partigiano ebreo che fu anche un sensibile poeta. Casi recenti come quelli del poeta cinese Zhu Yu Fu o di quello arabo Hamza Kashgari, che rischiano rispettivamente sette anni di prigione e il patibolo, a causa delle loro liriche che celebrano l'importanza della libertà civile e religiosa, sono emblematici di come l'umanità non abbia ancora compreso il ruolo della poesia e dello spirito di libertà". Il Memoriale ricorderà anche Primo Levi (Torino, 31 luglio 1919 – 11 aprile 1987) e tutti i poeti sopravvissuti ai campi di sterminio per testimoniare l'orrore delle persecuzioni. "Oltre ai nomi di alcuni poeti morti nelle camere a gas," prosegue l'artista Dario Picciau, "il Memoriale riporterà l'incipit di una composizione di Paul Celan, poeta e testimone dell'Olocausto: 'Latte nero dell'alba'. Nella poetica di Celan, il 'latte nero' è un concetto che esprime la necessità di alimentare la Memoria della Shoah". La nota mosaicista Liana Sopelsa sta coordinando il lavoro ai cartoni preparatori e alla scelta dei materiali. "L'opera presenterà una visione simbolica di Auschwitz," dice l'artista, "e di altri drammatici scenari in cui si svolse lo sterminio degli ebrei, dei Rom, dei Testimoni di Geova, dei gay e di tutte le minoranze che il nazismo voleva cancellare dalla faccia della terra. Associare materiali come cemento, vetro e pietra significa anche rammentare alle nuove generazioni la tenacia e la forza del male, il valore della memoria, la fragilità dei diritti umani".

Nella foto, Benjamin Fondane (Jasi, 14 novembre 1898 – Auschwitz, 2 ottobre 1944)

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Ravenna 17.3.2012 Presentazione volume "Il silenzio dei violini" - Edizioni Il Foglio di Piombino - da Salvatore Armando Santoro

 

Immagini e parole di un incontro d'amore e condivisione


di Patrizia Garofalo

Ravenna, 17 marzo 2012. Ieri sera, 16 marzo, si è tenuta presso la Libreria Feltrinelli di via Manzoni, a Milano, la presentazione della mostra La vita di Rebecca e del libro Il silenzio dei violini di Roberto Malini e Paul Polanski (ed. Il Foglio Letterario collana "Orizzonti"). La saletta che dà sul Museo Poldi Pezzoli, che da quasi cinquant'anni ospita incontri e mostre, era gremita. Alle pareti, le gigantografie dei disegni con cui Rebecca, nel corso degli anni, ha raffigurato su un taccuino i momenti più importanti della sua giovane vita, vissuta per tanto tempo in fuga da una città all'altra, da una baracca all'altra, mentre la sua realtà quotidiana veniva continuamente distrutta dagli sgomberi, dalle ruspe, dagli interventi della forza pubblica o di manipoli di razzisti. Giuseppe Como, preside del liceo Boccioni di Milano, presso cui studia Rebecca, ha introdotto la serata, illustrando le tappe della vita della giovane artista: A Milano, dove la sua famiglia ha subito numerose aggressioni. A Napoli, nel 2008, proprio durante i "roghi di Ponticelli" di cui si occupò a lungo la stampa, quando l'odio razziale si impadronì della cittadinanza, che diede vita a una vera e propria "caccia alle streghe" nei confronti della comunità Rom, bruciando i campi e usando violenza alle famiglie rifugiate in essi. E poi a Potenza, dove per più di un anno il papà e il fratello maggiore di Rebecca hanno potuto lavorare. Quindi ancora a Milano. Il professor Como ha ricordato anche i momenti felici dell'esistenza di Rebecca e della sua famiglia e in particolare il suo incontro con Roberto Malini, poeta e difensore dei diritti umani, co-presidente - con Dario Picciau e Matteo Pegoraro - del Gruppo EveryOne. Con il supporto umanitario di EveryOne, iniziato nel 2007, la famiglia è riuscita a vivere finalmente in una casa e Rebecca ha potuto coronare il suo sogno di studiare e dipingere. Con orgoglio, il preside ha citato i due importanti riconoscimenti che la giovane pittrice ha conseguito: il Premio UNICEF-Caffè Shakerato (2008) e il Premio della Fondazione Adolfo Pini di Milano (2011). Roberto Malini ha parlato del suo lavoro di poeta che è ormai tutt'uno con quello di attivista per i    diritti umani, spiegando al pubblico come il clima di intolleranza, che da anni ha contagiato le istituzioni, renda difficile, a volte drammatica tale opera. Riguardo alla cultura Rom, ha descritto alcune loro importanti tradizioni, che si sono riflesse anche sulla poesia dell'autore: la Judecata (o Romani Criss), il sistema dei diritti e delle norme giuridiche adottato dal popolo Rom e lo Sfato, una favola che gli anziani Rom improvvisano la sera a beneficio dei ragazzi e che spiega loro i valori della vita. Malini, a conclusione del suo intervento, ha letto la poesia Canto di un viaggiatore Ursaro, inno alla vita semplice dei Rom, regolata dai ritmi della natura. Rebecca ha ricordato alcune vicende della sua vita, fissate nelle sue opere. Il pubblico si è commosso quando ha spiegato le motivazioni che la spingono a fare arte nonostante le innumerevoli difficoltà: "Quando inizio un'opera, desidero che il mio lavoro tolga un po' di sofferenza al mondo. Dipingo gli episodi tristi che avvengono intorno a noi e colpiscono i poveri, perché sogno che non accadano mai più. Dipingo mondi fantastici, in cui gli esseri umani e la natura vivono d'amore e d'accordo, perché è così che vorrei il mondo. Desidero raccontare alla gente la bellezza del vivere insieme senza differenze, senza odio, in pace". Sono intervenute durante la serata anche le autorità presenti nella saletta: Marina Lazzati, assessore provinciale all'Istruzione, Ruggero Gabbai, regista e consigliere del Comune di Milano (che ha parlato del suo lungo rapporto con i Rom e del suo sentimento di amicizia e solidarietà verso questo popolo discriminato. Un film di Gabbai, del 1999, è dedicato proprio ai Rom: Cici Daci Dom, noi zingari d'Italia. Dopo l'intervento di un altro consigliere comunale, alcuni insegnanti di Rebecca hanno preso la parola, illustrando il loro rapporto con la giovane allieva, riconoscendone il notevole talento, unito a una creatività innata e originale. E' grazie a loro che Rebecca segue ora un percorso virtuoso, che dovrebbe condurla al diploma e a un inserimento nel mondo dell'arte, in cui Rebecca può davvero esprimere molto. 
Dalle foto si potrà  direttamente cogliere quante persone  siano state partecipi dell'incontro. Il libro "Il silenzio dei violini" è riuscito a coniugare nel ritmo cantilenato dei versi, passione e dolore, sociale e umano e la poesia di Roberto e Paul si è assunta il compito di essere portavoce della sofferenza di un popolo che non ha mai perso sorriso e speranza.

Nelle foto: la Saletta della Cultura; un momento della lettura (con il poeta, il preside Giuseppe Como e Rebecca Covaciu); intervento dell'assessore Marina Lazzati; Daniela Malini, Roberto Malini, dario Picciau (EveryOne) con la famiglia Covaciu; l'incontro con il regista e consigliere comunale Ruggero Gabbai; momenti dell'evento.

Immagini e parole di un incontro d'amore e condivisione


di Patrizia Garofalo

Ravenna, 17 marzo 2012. Ieri sera, 16 marzo, si è tenuta presso la Libreria Feltrinelli di via Manzoni, a Milano, la presentazione della mostra La vita di Rebecca e del libro Il silenzio dei violini di Roberto Malini e Paul Polanski (ed. Il Foglio Letterario collana "Orizzonti"). La saletta che dà sul Museo Poldi Pezzoli, che da quasi cinquant'anni ospita incontri e mostre, era gremita. Alle pareti, le gigantografie dei disegni con cui Rebecca, nel corso degli anni, ha raffigurato su un taccuino i momenti più importanti della sua giovane vita, vissuta per tanto tempo in fuga da una città all'altra, da una baracca all'altra, mentre la sua realtà quotidiana veniva continuamente distrutta dagli sgomberi, dalle ruspe, dagli interventi della forza pubblica o di manipoli di razzisti. Giuseppe Como, preside del liceo Boccioni di Milano, presso cui studia Rebecca, ha introdotto la serata, illustrando le tappe della vita della giovane artista: A Milano, dove la sua famiglia ha subito numerose aggressioni. A Napoli, nel 2008, proprio durante i "roghi di Ponticelli" di cui si occupò a lungo la stampa, quando l'odio razziale si impadronì della cittadinanza, che diede vita a una vera e propria "caccia alle streghe" nei confronti della comunità Rom, bruciando i campi e usando violenza alle famiglie rifugiate in essi. E poi a Potenza, dove per più di un anno il papà e il fratello maggiore di Rebecca hanno potuto lavorare. Quindi ancora a Milano. Il professor Como ha ricordato anche i momenti felici dell'esistenza di Rebecca e della sua famiglia e in particolare il suo incontro con Roberto Malini, poeta e difensore dei diritti umani, co-presidente - con Dario Picciau e Matteo Pegoraro - del Gruppo EveryOne. Con il supporto umanitario di EveryOne, iniziato nel 2007, la famiglia è riuscita a vivere finalmente in una casa e Rebecca ha potuto coronare il suo sogno di studiare e dipingere. Con orgoglio, il preside ha citato i due importanti riconoscimenti che la giovane pittrice ha conseguito: il Premio UNICEF-Caffè Shakerato (2008) e il Premio della Fondazione Adolfo Pini di Milano (2011). Roberto Malini ha parlato del suo lavoro di poeta che è ormai tutt'uno con quello di attivista per i    diritti umani, spiegando al pubblico come il clima di intolleranza, che da anni ha contagiato le istituzioni, renda difficile, a volte drammatica tale opera. Riguardo alla cultura Rom, ha descritto alcune loro importanti tradizioni, che si sono riflesse anche sulla poesia dell'autore: la Judecata (o Romani Criss), il sistema dei diritti e delle norme giuridiche adottato dal popolo Rom e lo Sfato, una favola che gli anziani Rom improvvisano la sera a beneficio dei ragazzi e che spiega loro i valori della vita. Malini, a conclusione del suo intervento, ha letto la poesia Canto di un viaggiatore Ursaro, inno alla vita semplice dei Rom, regolata dai ritmi della natura. Rebecca ha ricordato alcune vicende della sua vita, fissate nelle sue opere. Il pubblico si è commosso quando ha spiegato le motivazioni che la spingono a fare arte nonostante le innumerevoli difficoltà: "Quando inizio un'opera, desidero che il mio lavoro tolga un po' di sofferenza al mondo. Dipingo gli episodi tristi che avvengono intorno a noi e colpiscono i poveri, perché sogno che non accadano mai più. Dipingo mondi fantastici, in cui gli esseri umani e la natura vivono d'amore e d'accordo, perché è così che vorrei il mondo. Desidero raccontare alla gente la bellezza del vivere insieme senza differenze, senza odio, in pace". Sono intervenute durante la serata anche le autorità presenti nella saletta: Marina Lazzati, assessore provinciale all'Istruzione, Ruggero Gabbai, regista e consigliere del Comune di Milano (che ha parlato del suo lungo rapporto con i Rom e del suo sentimento di amicizia e solidarietà verso questo popolo discriminato. Un film di Gabbai, del 1999, è dedicato proprio ai Rom: Cici Daci Dom, noi zingari d'Italia. Dopo l'intervento di un altro consigliere comunale, alcuni insegnanti di Rebecca hanno preso la parola, illustrando il loro rapporto con la giovane allieva, riconoscendone il notevole talento, unito a una creatività innata e originale. E' grazie a loro che Rebecca segue ora un percorso virtuoso, che dovrebbe condurla al diploma e a un inserimento nel mondo dell'arte, in cui Rebecca può davvero esprimere molto. 
Dalle foto si potrà  direttamente cogliere quante persone  siano state partecipi dell'incontro. Il libro "Il silenzio dei violini" è riuscito a coniugare nel ritmo cantilenato dei versi, passione e dolore, sociale e umano e la poesia di Roberto e Paul si è assunta il compito di essere portavoce della sofferenza di un popolo che non ha mai perso sorriso e speranza.

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Malini 2012-Ravenna (5).jpg

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Salvatore Armando Santoro - Presidente

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