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2014 - 11 Ottobre - Teatro Risorti - Commemorazione centenario Luzi a Buonconvento - da Salvatore Armando Santoro

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CONCLUSO IL CONGRESSO ESPERANTO NEL TRENTINO - da Salvatore Armando Santoro

Fai della Paganella, 81° Congresso Italiano di esperanto

Amicizia transnazionale senza interpreti

 

Fai della Paganella, bellissima cittadina a mille metri di altitudine in provincia di Trento, località turistica e stazione sciistica d’inverno e località fresca (quest’anno anche troppo) d’estate, ha ospitato dal 23 al 30 agosto l’81° Congresso Italiano di Esperanto, il cui tema era “Esperanto kaj novaj teknologioj”, l’esperanto e le nuove tecnologie.

In tutta la città si è vissuta per una settimana l’atmosfera esperantista (Esperanta medio): striscioni, manifesti, indicazioni in esperanto e il popolo esperantista, con al collo la targhetta identificativa con il logo dell’esperanto, che affollava i locali. C’erano persino commercianti che ti salutavano in esperanto: Bona tagon, Buon giorno.

La regione Trentino ha pubblicato per l’occasione due opuscoli in esperanto, l’uno per l’estate (Trentino: somera deziro, Trentino: desiderio d’estate), l’altro per il periodo invernale (Granda neĝo por granda ferio, Grande neve per una grande vacanza). E c’è perfino un commerciante che ha creato una nuova, pregiata, birra, artigianale, che ha un nome esperantista, Malsimpatiula, l’antipatica, perché il suo soprannome è L’Antipatico.

Il Congresso si è aperto sabato 23. Dopo l’accoglienza dei congressisti, quasi trecento (220 prenotati piú gli iscritti sul posto), provenienti praticamente da tutto il mondo, Americhe, Asia e Australia comprese, benché si trattasse dell’annuale congresso italiano e non di quello internazionale. Mancava solo l’Africa, in quanto gli esperantisti africani che avevano prenotato non sono riusciti ad avere il visto in tempo. Sabato pomeriggio la Santa Messa in esperanto e poi l’interkona vespero, la serata di reciproca conoscenza. Domenica, inaugurazione ufficiale. Dopo i saluti dei rappresentanti del comune, della provincia e della regione, ha tenuto il discorso inaugurale l’ungherese Stefan MaGill, tema: Perspektivoj por Esperanto, hodiaŭ, Prospettive per l’esperanto, oggi.

Poi hanno portato i loro saluti i rappresentanti delle varie associazioni settoriali esperantiste e dalle associazioni nazionali. C’era anche qualcuno venuto dall’Ucraina e la rappresentante, nel porgere il suo saluto, ha concluso con le parole Paco, paco, paco, Pace, pace, pace.

Una settimana densissima di eventi, di convegni, di incontri. Ma anche, per chi non era interessato ai lavori, ogni giorno escursioni – scegliendo fra quelle di mezza giornata e quelle dell’intera giornata – nelle bellissime località del Trentino.

Nel corso della giornata, di ogni giornata, attività di vario genere si susseguivano e si sovrapponevano anche, in modo che ognuno poteva optare per l’una o per l’altra: presentazione di libri, conferenze su temi specifici, corsi di esperanto, di base per principianti, o di approfondimento, convegni su vari temi, ecc.

Sempre funzionante il libroservo, sevizio librario, con ogni tipo di libri in esperanto o sull’esperanto. E poi diverse mostre. In particolare quella di materiale d’epoca, fino al 1950 (riviste, cartoline, locandine, curiosità varie), tutto materiale di notevole interesse. Una rivista del 1930 ha la testata UŜE (Esperantistoj realigu UŜE – Unuiĝintaj Ŝtatoj de Eŭropo, Esperantisti realizzate l’UŜE, Stati Uniti d’Europa), anticipando una grande aspirazione dei decenni successivi, fino ad oggi. Il titolo di apertura della rivista recita, con espressione latina, “Quo vadis Eŭropo?” (Dove vai Europa?).

La sera, ogni sera, c’erano rappresentazioni teatrali in esperanto (Terura sonĝo, Un sogno terribile; Feliĉas ĉiuj? Tutti felici?) o concerti di canzoni, tutte in esperanto, tenuti da bravi cantanti (Ĵak Le Puil, JoMo, Campanil Bas). E dalle 23 in poi, programmi per i giovani a suon di musica, balli e scorpacciate di prodotti tipici locali.

Il congresso si è chiuso venerdí 29, con l’appuntamento a San Benedetto del Tronto (AP), per l’82° Congresso Italiano di Esperanto, che si terrà dal 22 al 29 agosto 2015.

Amerigo Iannacone


Francis Bacon - Un pensatore Moderno - di Enrico Maria Cipollini - da Salvatore Armando Santoro

“Un pensatore moderno: Francis Bacon” di Enrico Marco Cipollini

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Un pensatore moderno: Francis Bacon

Se la filosofia di Spinoza assomiglia ad uno specchio di acqua privo di impurità, se il suo viver pratico e il suo pensare teoretico sono mirabilmente ed inscindibilmente improntati alla purezza spoglia d’ogni vanità terrena, dove tra il divino e l’umano non si frappone nessuna barriera, dove ogni nota d’umiltà è armoniosamente legata all’umiltà scientifica e il tutto aspira diamantinamente all’alto come in una “fuga” di Bach, tutt’altro si deve dire di quel grande predecessore che fu Francis Bacon, senza per altro volere disconoscere i suoi meriti portandolo così alla sua vera dimensione storica ma soprattutto umana.

Infatti tra gli intrighi della corte di regina Elisabetta e, successivamente, di Giacomo I troviamo senza tanti scrupoli anche Francis Bacon prima come “ Barrister” poi come “Lord”.

Per attività illecite da lui stesso confessate, lo ritroviamo imprigionato e condannato a 40.000 sterline di multa. Ma ricevette il perdono del re e, a quanto pare, si ritirò a vita privata prima che la morte lo cogliesse nel 1620, dopo essersi esposto ad un freddo insopportabile per il suo stato di salute, a causa di un esperimento.

Bacon, come si è potuto desumere dalla sua vita, si trova in un ambiente dinamico, ricopre cariche importanti. Forse, azzarderei affermare, la sua acuta mente, favorita dalla fervente attività politica, intuì quali progressi la tecnica avrebbe portato, modificando letteralmente le strutture e i rapporti sociali. Quella tecnica che timidamente era avversata da pregiudizi e bussava sempre più frequentemente alla luce del sole. Anche se Bacon non è stato uno scienziato nel senso che comunemente viene intesa questa parola (pensiamo al nostro Galilei quasi suo contemporaneo i cui meriti, azzardando un parallelo, non sono paragonabili), egli capì che la “scienza” per nascere e svilupparsi, aveva bisogno d’una riforma radicale che attaccasse le basi del sapere precostituito. Questa battaglia a favore delle riforme del “sapere”, sembra anticipare la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, che alla fine del secolo, caratterizzò non solo il Regno Unito, ma, successivamente, anche le epoche a venire compreso la nostra.

Questo atteggiamento radicale accattivò le simpatie degli ILLUMINISTI che guardarono a Bacon, come loro guida.

Non ci si deve stupire che nei “SAGGI”, si trovi la classificazione delle Scienza, già delineata per altro nel “PROGREDIRE DELLA SCIENZA”.

La conoscenza storica, poetica e filosofica sono i tre gradi dello scibile umano.

Secondo Bacon la conoscenza dell’uomo è simile alle acque: alcune scendono dall’alto, altre scaturiscono dal basso; nel primo caso infusa dalla luce della natura, nel secondo caso ispirata alla divina rivelazione. La luce della natura consiste nelle nozioni della mente e nelle indicazioni dei sensi; quanto poi alla conoscenza che l’uomo riceve attraverso l’insegnamento, essa è cumulativa e non originaria come un corso d’acqua che oltre ad avere la propria sorgente è alimentato da altre fonti e ruscelli. Così dunque secondo queste due differenti illuminazioni ed origini, la conoscenza si divide prima di tutto in teologia e filosofia.

Del Progredire della Scienza, libro II, V, 1^.

Quindi per Bacon la filosofia può essere “divina”, “naturale” ed “umana” secondo l’oggetto su cui l’indagine si proietta. Comunque tutte hanno come minimo comune denominatore la “philosophia prima” ovvero la sorgente della conoscenza particolare: l’induzione.

La filosofia divina si propone d’arrivare, di giungere a Dio ma senza chiarire la tematica religiosa. La filosofia naturale può essere teorica o pratica tra le quali la Fisica, quella umana comprende “la Medicina” ecc… Ma senza addentrarci minutamente in questa classificazione delle Scienze operata dal Nostro in vari scritti, riportiamo il giudizio di D’ALAMBERT, che oltre a definire bacon “il più sublime tra i filosofi”, fu d’accordo con DIDEROT, l’altro enciclopedista francese, per la preparazione della celeberrima ENCYCLOPEDIE, ad adoperare il metodo baconino nella suddivisione scientifica. E’ altrettanto indubbio che l’ACADEMIE DES SCIENCES e la ROYAL SOCIETY traessero ispirazione proprio dagli scritti del Nostro per la difesa della Filosofia sperimentale.

Tutto ciò dimostra e riprova la felice e profonda intuizione di Bacon.

Le sue opere sono numerose, spesso incompiute, ma trattano del solito tema: la riforma del sapere e la forza della scienza.

Una scienza che non nega Dio, tutt’altro! Bacon cerca di non intaccare il problema religioso né l’essenza stessa della religione. La sua lotta è diretta, invece, contro quell’opprimente tradizione che ha dogmatizzato il conoscere e sclerotizzato il libero pensiero. Il culto non ponderato per gli antichi, la amalgama tra “filosofia aristotelica” e il “Cristianesimo”, sono forme che isteriliscono ogni slancio creativo e riformatore. Bacon non disprezza la tradizione ma il fanatismo.

Attacca, come fecero a suo tempo gli Umanisti, poi i Rinascimentali, l’ipse dixit costrittore.

Egli esalta i progressi tecnici, le invenzioni e questo lo porta ad affermare che coloro che ci hanno preceduti sono stati “i bambini agli albori del mondo”. Noi, invece, che abbiamo ereditato l’esperienza dei tempi, siamo i veri vecchi, gli antichi. Al sillogismo aristotelico pone quello che considera il parto mascolino del secolo (Temporis Partus Masculus) cioè l’arte di cercare, di indagare.

“Analizzare” la mente per determinare i limiti e le possibilità, l’uso che se ne può fare. Rimane il fatto che la NATURA è il campo della SCIENZA e non le tenebre, gli abissi, la polvere dell’antichità. Quindi Bacon struttura, convinto che la nuova scienza debba scaturire non come continuatrice dell’antica ma ex novo, autonoma, il nuovo strumento della ricerca, il NUOVO ORGANON contrapposto all’ORGANON aristotelico.

La nuova “logica” non deve essere “verbale” ma “operante”; deve dominare la NATURA con il felice incontro della natura della mente con la natura delle cose. La mente, per instaurare il Regnum Hominis, deve conoscere i propri errori, purificarsi. Nascono così le famose “sorgenti d’errore”: gli IDOLA.

Gli “idola tribus” comuni a tutti, quali la fallibilità dei sensi che ha deformato le cose, cioè l’errore di considerare buono tutto ciò che ci è stato tramandato.

Gli “idola specus” sono invece particolari, individuali. Dipendono dalla propria formazione mentale, forma mentis, dall’educazione ricevuta… Fanno vedere, questi idola specus, le cose con falsi pregiudizi.

Gli “idola fori” sono gli errori del linguaggio (problema oggi molto dibattuto e ripreso con acume da R. Carnap contro la metafisica esistenzialista e questione sviluppata dall’Empirismo Logico) che spesso crea parole vuote, prive di senso.

Gli “idola theatri” sono le teorie che ingannano. In ultima analisi, gli idoli del teatro non rappresentano che la vecchia tradizione aristotelica e la cattiva interpretazione fattane.

Liberata dall’errore, la mente -continua Bacon- abbisogna delle suddette regole indispensabili per fondare la NUOVA SCIENZA: è la famosa teoria dell’induzione baconiana.

Questa, in fondo, come quella aristotelica, nasce da fatti empirici: però fatti non solo percepiti, registrati ma comparati attraverso tavole apposite.

In una si registrano i casi positivi, nell’altra negativi e, nell’ultima, le variazioni subite e registrate nel corso dei vari fenomeni.

Dopo un’ipotesi, per dare una provvisoria e sommaria soluzione al problema, si procede all’esperimento e da questo procedimento pratico, fisico, si verificherà la validità dell’ipotesi fatta all’inizio dell’esperimento.

Lo scopo dell’indagine scientifica è la causa del fenomeno che Bacon chiama FORMA, ovvero la natura stessa del fenomeno. E’ qui che il filosofo inglese, subordinando la Matematica, ricorre ad argomentazioni che esulano dal nuovo spirito scientifico, ciò che non succede invece alla personalità e alla formazione più rigorosamente scientifica del nostro Galilei.

Postuma esce anche la prima edizione inglese della NOVA ATLANTIDE nel 1627, grazie alla cura del suo segretario Rawley.

Dal titolo si può benissimo dedurre il racconto utopico dell’opera e viene quasi spontaneo collocarlo nella scia de “L’UTOPIA” del Moro e de “La città del Sole” di Campanella, il famoso italiano che si fece credere pazzo per non finire sul rogo.

Però il racconto baconiano si diversifica nettamente dalle due opere succitate in quanto la società della Nuova Atlantide è retta non da motivazioni morali ma dal potere che all’uomo deriva dalla forza della scienza.

La Nuova Atlantide è una sorta di concentrato delle idee baconiane: tutto preannuncia, o sembra profetizzare, il mondo futuro, l’età moderna, osservando specialmente gli abitanti che vivono comodamente sfruttando le nuove invenzioni nate dal connubio tra SCIENZA e TECNICA.

Non v’è interferenza tra Religione e Progresso, altrimenti si cadrebbe nella superstizione. Anzi! C’è accordo tra ricerca scientifica e spirito religioso. L’una non intralcia l’altro ma sono propedeutici.

Interpretando la storia dell’isola felice con strumenti storici e sociali, si può giungere ad affermare che le religioni riformate, non sono state di intralcio ai paesi che si avviavano alla industrializzazione, ma c’è stato quella amalgama tra progresso tecnico e religione, propugnato felicemente dall’Autore dell’isola di Bensalem.

Enrico Marco Cipollini

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Donato Moro - Un poeta salentino da riscoprire (Recensione Giorgio Lo Bue) - da Salvatore Armando Santoro

DONATO MORO

 
 

Donato Moro, nato a Galatina l’8 novembre 1924, dopo aver conseguito la licenza liceale al “P. Colonna”, entra alla Normale Superiore di Pisa, classificandosi primo nella selezione.

Studia e si laurea in Lettere il 26 luglio 1948 con il massimo dei voti.

Insegna Materie Letterarie nell’Istituto Magistrale di Livorno e successivamente al liceo classico di Galatina. Durante la sua vita svolge attività politiche e amministrative. Diventa ispettore centrale e avviene assegnato alla Direzione Generale per l’istruzione tecnica.

Dal 1° giugno 1984 è coordinatore della Segreteria Tecnica degli ispettori centrali con nomina del Ministero della Pubblica Istruzione.

Durante la sua vita pubblica numerosi libri e scrive sui giornali locali.

L’ITC “M. Laporta” gli ha dedicato l’aula magna.

 

 

PUBBLICAZIONI

l) Una novella di Ippolito Pieve, in "Antico e Nuovo", a.I (1945), n.1 (novembre-dicembre), Bari, pp.26-29.

2)               Cultura e criteri di governo in Bernardo Tanucci (dalle lettere al Galiani e al Viviani), estratto da "Nuovi quaderni del Meridione", n.3, luglio-settembre 1963, pp.1-23.

3)               La Resistenza nella letteratura italiana, Galatina, Editrice Salentina, 1966, pp.32.

4)               Fonti e autonomia di stile nella "Cronica" del Compagni, Galatina, Editrice Salentina, 1971, pp.83.

5)               Otranto 1480 - Eroi e Martiri, Galatina, Editrice Salentina, pp.3-17 (a cura dell'Amministrazione Comunale di Otranto).

6)               Presentazione e riduzione in prosa italiana di Cronache e Parabbule di Nicola G. De Dormo, Bari,Santo  Spirito, Edizioni dal Centro Librario, 1972, pp.240.

7)               Vittorio Bodini, poeta, ispanista e uomo civile, in Omaggio a Bodini, a c. di L. Mancino, Manduria, Lacaita, 1972, pp.223-230.

8)               Annotazioni di lessico e sintassi sulla "Cronica" del Compagni, estratto dagli "Annali della Facoltà di Magistero dell'Università degli Studi di Lecce", vol.I, Bari, Adriatica Editrice, 1972, pp. 5-34.

9)                Nota sul discorso "delllarte del dialogo"di T. Tasso, estratto dal n.1 dei "Quaderni del Liceo Classico Pietro Colonna”, Galatina, Mariano, 1973, pp.17-27.

10)                   Recensione a La prima visione della Vita Nuova e la dottrina dei tre spiriti, di Margherita De Bonfils Templer; estratto da "Studi e problemi di critica testuale", Bologna, - ottobre 1973, pp.225-258.

11)              Galatina saccheggiata dai Turchi e morte di Giulio Antonio Acquaviva, estratto da "Critica letteraria", a.III, fasc.I, n.6/1975, pp.91-101.

 

12)                Un giorno funesto nel passato di Galatina (7 febbraio 1481), in "Quaderni del Galatino" n.1, Galatina, Editrice Salentina.

13)                Pranzo domenicale (novella), in "Tempo d'oggi",Maglie, anno IV, n.22-23, dicembre 1977.

14)                San Nicola di Càsole – Un fulcro grecosalentino del culto per gli antichi "autori" fin quasi alla fine del quattrocento, in "Rassegna trimestrale della Banca agricola popolare di Matino e Lecce", a.I (1975), n.1 (gennaio), PP.39-46.

15)                Otranto nel 1480-81. Due preziose fonti, fra le più antiche, mai fino ad oggi individuate come tali, estratto da studi di toria e cultura salentina, pubblicati a cura della Società di Storia Patria per la Puglia, Maglie, 1978, pp.99-160. E' pubblicato anche in "Acta Miartyrum Hydruntinorum", Otranto, 1978.

16)                Tre note per la biografia di Antonio Galateo, estratto da "Esperienze letterarie", a.IV (1979), n.3 (luglio-agosto), PP. 81-102.

17)                Un'annotazione otrantina del 1571 attesta vivente Giovanni Michele Lagetto,in "Il Galatino", a.Xll, n.4 (22 febbraio 1979), p.3.

18)                La vicenda otrantina del 1480-81 nella società italiana del tempo. Aspetti letterari e civili, estratto da "Rassegna Salentina", a.V (1980), n.2-3 (marzo-giugno), PP-73-135 (ma compreso anche, alle medesime pp., nel vol. Otranto 1480, a c. di A. Laporta, Lecca, Capone Editore, 1980).

19)                I Martiri di Otranto, il Cardami e Giovan Bernardino Tafuri, estratto da "Sallentum", a.III, n.3 (settembre-dicembre 1980, pp.45-74.

20)        Fotogrammi del passato, in "Rassegna trimestrale della Banca agricola popolare di Lecce", a.VII (1981), n. 2.

21)        Le "Cronache" di messer Antonello Coniger e le note sui turchi ad Otranto e nel Salento (1480-81), estratto da "Sallentum", n.2-3, maggio-dicembre 1982, pp.3-21.

22) Gli avvenimenti otrantini del 1480-81 nell'attenzione dei contemporanei e dei posteri e        nella disattenzione dei testi scolastici di storia, estratto da "Contributi", a.l (1982), n.l le note sui Turchi (marzo), pp. 17-22.

23)                Recensione a: A. Angelone Dello Vicario, Il richiamo dj Virgilio nella poesia italiana, nel fascicolo "Recensioni", estratto da "Istruzione Tecnica e Professionale", m.s., a.XIX (1982), n.71, pp.203-204.

24)                I Martiri di Otranto tra documenti e tradizione, edito a c. dell'Amministrazione comunale della Città di Otranto, 1983, pp.22.

25)                Recensione a: M. Santoro, L'uomo nel labirinto, nel fascicolo "Recensioni", estratto da "Istruzione Tecnica e Professionale", n. s., a.XX (1983), n.76 (ottobre-dicembre), pp.281-283.

26)                Recensione a: A. Vallone, Storia della critica dantesca dal XIV al XX secolo, nel medesimo fascicolo indicato al precedente n.25, pp.283-286o

27)            "Se potuto aveste veder tutto...” - Rileggendo il canto III del Purgatorio, in "L'Alighieri", a. XXV (1984), nol (gennaio-giugno), pp.47-690.

28)                Fonti salentine sugli avvenimenti otrantini del 1480-81, estratto da Otranto 1480 (Atti del Convegno internazionale di studio tenutosi in Otranto dal 19 al 23 maggio 1980, Galatina, Congedo Editore, 1984, vol.II, pp.1-175 (l'edizione definitiva degli Atti porta la data del 1986) . Questo lavoro filologico-critico raccoglie in un unico corpo una serie di saggi pubblicati in anni diversi su "Sallentum", su "Tempi nostri" e altrove.

29)                Recensione a: Gli Umanisti e la guerra otrantina. Testi dei secoli XV e XVI, a c. di Lo Gualdo Rosa, I. Nuovo e D. Defilippis, con introduzione di F. Tateo; estratto da "Studi e problemi di critica testuale", Bologna, n.29, ottobre 1984, pp.7.

30) Recensione a: F. Tateo, Chierici e feudatari del meezzogiorno, estratto da "Studi e problemi di critica testuale", Bologna, n.30, aprile 1985, pp.7.

30)                Venezia e Veneziani nell'esperienza e nel giudizio di Antonio Galeteo, in Atti del Convegno nazionale su "Presa di Gallipoli del 1484 ed i rapporti tra Venezia e Terra d'Otranto" - Gallipoli, 22-23 settembre 1984 -, Bari, Editrice Tipografica,         pp.159-177.

32)                  Per una rilettura della "Vituperatio litterarum" di Antonio Galateo,. in "Esperienze letterarie", XIX, n.1 –1985-,. pp.63-92.

33)                  Un improvvido ritorno al mai esistito "De Bello Hydruntino" di A. Galateo, in "Sudpuglia", n.4 -dicembre 1985, pp.69-71.

34)                  I Turchi ad Otranto (1480-81) - Registrazioni umanistiche tra fonti salentine da "Quaderni" (Istituto Nazionale di studi sul Rinascimento Meridionale), n.3, Napoli, 1986, pp.97-121.

35)                  Spigolature galateane, estratto dal volume "Rinacimento meri­dionale e altri studi" - raccolta di studi pubblicata in onore di Mario Santoro, Napoli, Società Editrice, napoletana, 1987, pp.333—348 (pubblicata anche in "Salentum”, pp. 53-67.

36)                  Teste l'autore, a lungo ignorato, estratto da "Sallentum", n.1-2, gennaio-agosto 1988, pp.25-27.

37)                  Per l'autentico Antonio De Ferrarne, Galateo, Napoli, Ferraro Editore, 1990, pp.174.

38)                  Segni nostri, con prefazione  di O. Macrì, Mandria, Lacaita Editore, 1993, pp.143.

39)                  Introduzione a: - G.,F. Romano, Superstite io ramento, Lecce, Piero Manni Editore, 1993, pp.7-25.

40)                  Cinquecento anni di amicizia fra il Salento e la Polonia, estratto da "La Città", Galatina, aprile 1995, a.III, n.3, pp.3-14.

41)           Relazione su Historia delli Martiri - L'Informo otrantino del 1539, a c. di Nicola  G. De Donno, edizione “all’insegna  del pesce d’oro di vanni Scheiwiller”, Milano, 1996, pp. 82, in “L’eco idruntina”, Otranto, a. LXXVII (agosto-settembre-ottobre 1996), pp.291-302. 

42)           A Giovanna detta anche Girmi, con una nota di L. Blasucci, su “L’Immaginazione”, n.141, settembre-ottobre 1997, pp.11-12.

43)       A Giovanna detta anche Girmi, con presentazione di L. Blasucci, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 1997, pp.25. Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 19997, pp.25.

 

44) Dicembre è ritornato, con note introduttive di A. Macrì Tronci e T. Pisanò, Taurisano, Collana "I grani di Presenza", n-8, 1998, pp-42.

45) Testimonianza e fedeltà, estratto da "Note di Storia Cultura Salentina", X-XI, 1988/99, Società di Storia Patria per la Puglia­ sezione di Maglie e Otranto.

46) Per l'autentico Antonio De Ferraris Galateo, ristampa a cura di Giancarlo Vallone, Congedo Editore, Galatina, 2008.

 

Articoli pubblicati su giornali locali

l) Mandorino:: il colore come luce dell'uomo, in "Il Galatino” n.22  (24_12_I970), p.3.

2) Galatina e il suo Ospedale, in "Il Galatino"„ a-IV, n-3 (11-2-1971),p.l.

3) Aldo Moro al di là della cronaca,  in "Tempo d'oggi, a-V, n.11 (16-5'-1978), p.l.

4) L'esempio di Aldo Moro, in "Realtà Salentina", n-10 (16-5-1978), p.3.

 

5) Nino Della Notte Direttore dell'Istituto Statale D’Arte di Poggiardo, nel vol. “1961-1991 – Trent’anni di idee”, a.c. Galatina, Editrice Salentina, 1993, pp.20-38.

 

6) Una saga familiare galatinese, recensione al vol.- ...Non sotto il moggio di Maria Vallone, in "La Città", a.-II (1994)- n.4 (aprile), p.4.

Giorgio Lo Bue

 

 



SCANDICCI - 24 AGOSTO 2014 - E' MORTO GENNARO ORIOLO - da Salvatore Armando Santoro

Home Firenze e Provincia << Indietro Addio a Gennaro Oriolo, fu consigliere comunale di Margherita e PD. Aveva 72 anni 25 agosto 2014 13:19 Cronaca Scandicci Gennaro Oriolo Gennaro Oriolo Se ne è andato nella sera di domenica 24 agosto 2014 dopo una lunga malattia Gennaro Oriolo, Presidente della Terza Commissione Consiliare Cultura e Servizi Educativi di Scandicci dal 2009 al 2014 e Consigliere Comunale per i gruppi Margherita e Pd dal 2006 al 2014. Nato 72 anni fa a Crosia in provincia di Cosenza, è stato professore di lettere nelle scuole medie e superiori e in seguito Dirigente scolastico nella provincia di Firenze. Poeta e letterato, Gennaro Oriolo è stato membro del Consiglio d’amministrazione di Scandicci Cultura dal 2004 al 2006. “Ci manca già il suo spirito critico e arguto – ha detto il Sindaco Sandro Fallani – la voce di Gennaro è sempre stata libera e autorevole, mai banale: quella di un uomo di cultura, di un pensatore, con una grande onestà intellettuale e umana accompagnata da un fortissimo senso civico”. Oriolo era fondatore e Presidente dell’associazione culturale e politica Amici della Pace Mondiale. Autore di poesie, aveva presentato il suo ultimo libro “La smemoria del tempo” lo scorso 2 agosto nella città natale Crosia. Ultimamente il suo impegno politico si era concentrato sulla realizzazione del Centro di promozione della musica, attualmente in fase di conclusione nell’ex scuola Anna Frank in via del Padule. La commemorazione di Gennaro Oriolo mercoledì 27 agosto 2014 alle 15 nella Sala delle cerimonie laiche presso il cimitero di Sant’Antonio. Cordoglio dell’Italia dei Valori Il gruppo Italia dei Valori Scandicci assieme al Segretario Regionale Giovanni Fittante esprimono il proprio dolore per la scomparsa di Gennaro Oriolo, consigliere comunale del Partito Democratico a Scandicci nella scorsa legislatura. Gennaro, persona estremamente trasparente e onesta, di grande cultura. Ricorderemo il suo spirito critico, la sua passione e la sensibilità nel modo di intendere e fare politica. Fonte: Comune di Scandicci - Ufficio Stampa Tutte le notizie di Scandicci Articoli correlati [ Poggibonsi ] Enrica Borgianni alla guida del consiglio comunale, vicepresidenza al MoVimento 5 Stelle 12 chili in 4 settimane? Tutto esaurito: Nuova pillola che brucia in fretta i grassi. (4WNet) [ Prato ] Il nuovo consiglio comunale: il ‘ribaltone’ cambia tutta la geografia dei gruppi [ Viareggio ] Schianto con un Tir forse dopo un malore a Torre del Lago. La vittima è Mauro Del Corso, presidente Amici dei musei di Pisa [ Empolese Valdelsa ] Scarso rendimento, bullismo e abbandono scolastico: ecco come Asl 11, istituzioni, associazioni del territorio aiutano insegnanti e studenti [ Capannori ] Taglio del nastro per il punto ‘Ecco fatto’ a San Gennaro: “Vogliamo garantire ai cittadini più fragili l’accesso ai servizi essenziali” << Indietro Share on email Share on print Altri articoli di Firenze e Provincia Alfredo Martini 27-08-2014 18:51 Firenze | Saranno i

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Addio a Gennaro Oriolo, fu consigliere comunale di Margherita e PD. Aveva 72 anni.

Se ne è andato nella sera di domenica 24 agosto 2014

 

 

oriolo_gennaro01.jpg

Addio a Gennaro Oriolo, fu consigliere comunale di Margherita e PD. Aveva 72 anni.

25 agosto 2014 13:19 Cronaca Scandicci:

Gennaro Oriolo Gennaro Oriolo Se ne è andato nella sera di domenica 24 agosto 2014 dopo una lunga malattia Gennaro Oriolo, Presidente della Terza Commissione Consiliare Cultura e Servizi Educativi di Scandicci dal 2009 al 2014 e Consigliere Comunale per i gruppi Margherita e Pd dal 2006 al 2014. Nato 72 anni fa a Crosia in provincia di Cosenza, è stato professore di lettere nelle scuole medie e superiori e in seguito Dirigente scolastico nella provincia di Firenze. Poeta e letterato, Gennaro Oriolo è stato membro del Consiglio d’amministrazione di Scandicci Cultura dal 2004 al 2006. “Ci manca già il suo spirito critico e arguto – ha detto il Sindaco Sandro Fallani – la voce di Gennaro è sempre stata libera e autorevole, mai banale: quella di un uomo di cultura, di un pensatore, con una grande onestà intellettuale e umana accompagnata da un fortissimo senso civico”. Oriolo era fondatore e Presidente dell’associazione culturale e politica Amici della Pace Mondiale. Autore di poesie, aveva presentato il suo ultimo libro “La smemoria del tempo” lo scorso 2 agosto nella città natale Crosia. Ultimamente il suo impegno politico si era concentrato sulla realizzazione del Centro di promozione della musica, attualmente in fase di conclusione nell’ex scuola Anna Frank in via del Padule. La commemorazione di Gennaro Oriolo mercoledì 27 agosto 2014 alle 15 nella Sala delle cerimonie laiche presso il cimitero di Sant’Antonio. Cordoglio dell’Italia dei Valori Il gruppo Italia dei Valori Scandicci assieme al Segretario Regionale Giovanni Fittante esprimono il proprio dolore per la scomparsa di Gennaro Oriolo, consigliere comunale del Partito Democratico a Scandicci nella scorsa legislatura. Gennaro, persona estremamente trasparente e onesta, di grande cultura. Ricorderemo il suo spirito critico, la sua passione e la sensibilità nel modo di intendere e fare politica. Fonte: Comune di Scandicci - Ufficio Stampa Tutte le notizie di Scandicci


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Recensione a cura della Casa Editrice Polistampa del penultimo volume di Gennaro Oriolo nel 2006

La poetica di Gennaro Oriolo

«Caffè Michelangiolo» , 01/09/2006



Recensione di
Monica Venturini

Gennaro Oriolo, nato a Crosia sullo Jonio, vive attualmente a Firenze, «città amata e odiata con furore dantesco » ed è con Meditate fughe e taciti abbandoni alla sua prima opera poetica; si tratta, però, di un esordio a lungo elaborato, contrassegnato da una raggiunta maturità e da un particolare controllo formale.
L’opera, divisa in cinque sezioni, ognuna delle quali introdotta da una precisa citazione (da Un Brindisi di Mario Luzi, Il muro della terra di Giorgio Caproni, La mela di Amleto di Toti Scialoja e Ed è subito sera di Salvatore Quasimodo) raccoglie testi scritti in tempi diversi, ma posti all’interno di un disegno che del trascorrere “tacito” ma inesorabile del tempo fa uno dei suoi temi centrali. Attraverso un incessante dialogo con la tradizione poetica, da Dante a Petrarca, da Montale ai poeti prima citati, si realizza nell’opera «un’incisiva intertestualità», che trasforma il tema del viaggio nello spazio e nel tempo in quello del viaggio nelle letture del passato e negli amori nati durante quelle stesse letture, così decisive per la formazione umana e letteraria dell’autore.
Come scrive Franco Manescalchi nella Prefazione all’opera, «le fughe sono gestite dal logos e non dal pathos, sono meditate, il poeta sa che è la parola a dare forma ai sentimenti fermati in una sorta di portolano di chi guarda nei suoi mari interni, montalianamente salini».
Così lungo il viaggio, fatto di citazioni e ricordi di vita, di mappe e descrizioni appena tracciate, le soste si alternano all’andare, le attese ai ritorni, le fughe agli abbandoni.
La fuga, però, non è mai una rinuncia, mai frutto di un impulso del momento, ma sempre motivo di movimento ed esplorazione, di conoscenza e acquisizione del nuovo; una vera e propria strategia del continuo e quotidiano esperire la vita, un meditato slancio verso l’esistenza, che dall’io si rivolge al noi, nella continua ricerca di una dimensione corale della parola poetica, come nel componimento A noi che i padri.
Come sostiene Gerardo Leonardis nella Postfazione dell’opera, «il verso si fa sintesi di controllate tensioni, dove il ricordare emerge da una retrospettiva di distacco su cui egli vigila senza mai scadere in solipsistiche macerazioni». Come un «ulisside della poesia», viaggiatore esperto dell’anima e del mondo, in fuga dai limiti e dalle storture del nostro presente, Gennaro Oriolo calibra con maestria le diverse componenti della raccolta e tesse il suo ordito poetico, senza rinunciare ai toni ludici e ad alcune giocose invettive, come avviene nelle sezioni intitolate Le trame sottili e Viaggetto in Toscana e dintorni, quasi un omaggio ad un poeta per lui importante, Scialoja.
Una presenza femminile circondata dal mistero e mai invocata direttamente è presente in particolar modo nella prime sezioni, compagna di viaggio e musa, insieme presente e perduta, perfetto emblema del senso di preziosa precarietà della vita e viene lentamente a confondersi con il tema della fuga del tempo, come nella poesia

 

Recinti sacri

Non ci potevo credere
che i paletti da te, da me piantati
a custodire i recinti sacri
i sensi profani mai vinti;
no! Non ci potevo credere
bruciassero vermigli all’esca
di un enigmatico sorriso.

Eppure in questo inverno che già fugge via,
morso da una canicola furtivamente estiva,
in questo carnevale che tramuta la vita,
agli occhi si disvela inesausto mistero
l’epifanica trama delle tue membra schive.

Pubblicazioni correlate:

Gennaro Oriolo.
Meditate fughe e taciti abbandoni.
© Polistampa 2006,
cm 14x21, pp. 112, ill. b/n, br., € 12,00

 


 

 


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Salvatore Armando Santoro - Presidente

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