Circolo Culturale "Mario Luzi" di Boccheggiano (GR)

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Cipollini - Viaggiarsi dentro (5) Scrittori amici e recensioni volumi)


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Enrico Marco Cipollini

Viaggiarsi dentro

(una traccia per ricercar-si)

Litho commerciale, Novi Ligure, 2014, € 20,00

 

(Nota editoriale) – Solo l'uomo ha consapevolezza di morire. Proprio da tale constatazione basilare quanto essenziale si muove l'autenticità della filosofia più vera come preparazione alla morte in vita, come avverte Platone. Come risolvere la vita? Nel banale o nell'autentico? Che cosa è l'essere? sono le domande che la filosofia si è posta da sempre. È qui che l'Autore riprende il discorso, sondando gli abissi dell'esistenza: come por-ci davanti all'iter dell'esistenza? Solitudine, Amore, Vita, Morte ascritti nell'arco della nostra esistenza, come nel celeberrimo frammento di Eraclito (il 38). Davanti alle ingiustizie, al destino e alle morti più crudeli noi dobbiamo reagire in modo positivo e cercare la Vis che è dentro di noi.

L'abbiamo tutti solo che è tanto manifesta che non la sappiamo vedere e dobbiamo rifarci (il libro inizia con tale frase) al più acuto psicologo, come il grande Nietzsche definì Dostoevskij:

«Tutto è buono... Tutto. L'uomo è infelice perché non sa d'esser felice. Soltanto, solo per questo. Questo è tutto, tutto. Chi lo comprende sarà subito felice, immediatamente, nel medesimo istante». (dai Demoni).

Bisogna cercar-ci per trovare la soluzione così esageratamente e disperatamente dentro di noi. Si brilla di luce propria o siamo persone che han bisogno di consenso, vogliono lo specchio per vivere, sono fatue. Vivono di riflesso; tolto lo specchio non esistono, non sono. La ricerca dell'essere, del to òn da Parmenide ad Heidegger e oltre è riservato a chi traluce e non alle persone “forme-specchio”.

Chi conosce sé non può desiderare il male, donde ne deriva il relazionarsi interiormente e andare verso l'altro da me, da qui il bisogno di riconoscere pulsioni e desideri inconsci, sepolti nel mal-essere mai riconosciuto, mai ammesso. Riflettere sul bisogno di ciascun uomo di prendere in seria considerazione e intimamente lo studio attento e intimo delle proprie fragilità. Quanto del nostro agire infatti è dettato dalle paure inconfessate e inconfessabili e dalle insicurezze di non essere presenti a sé stessi, non strutturati a dovere. Da qui l'invito al viaggiarsi dentro badando bene di capire le paure e i limiti che nel viaggio e nel percorso di vita verranno presi in considerazione all'esame finale di ciascun uomo. ...c'è bisogno di non arrivare impreparati alla morte, c'è bisogno di farsi attraversare dall'inquietudine perché questa sia cassa di risonanza di un sentire vivo, una preparazione consapevole e dinamica alla vita e alla morte e quale miglior preparazione se non arrivare all'esame finale lucidi, dolorosamente consapevoli dei limiti ma anche delle conquiste fatte. Quanta luce, quale respiro nel rivendicare sé stessi davanti all'atto finale della morte, lasciando agli altri la nostra memoria, il nostro percorso personale in eredità, il nostro insegnamento ed infine il nostro affetto. Paradossalmente scoprendosi anima nuda e fragile ci si riveste del nobile mantello dell'umana fierezza d'essere, quell'essere uomo che piange e ride senza remore con lo sguardo attento all'anima pulsante. Un invito al viaggio dentro di sé per giungere all'unica vera Itaca: la percezione d'esser vita nella morte. (20 Maggio 2014)