Recensione del romanzo “Dal profondo del cuore” di Zaira Sellerio, Antonio Mancini Editore, Monterotondo, 20072, pp.230, € 16,00.
(A cura di Enrico Marco Cipollini)
Il libro si apre con una sintetica ma centrata prefazione di Anna Rüderberg-Pompei, del Consiglio Centrale degli Italiani all’Estero (Svizzera), da una nota di Domenico Aizza, e dall’intervista al regista Domenico Briguglio. Compito del recensore non è sintetizzare il libro, di riassumerlo ma di invitare l’eventuale lettore a soffermarsi su punti chiave per approfondire le varie tematiche presenti nel lavoro, più che riuscito, della Sellerio
Forse ha ragione nella breve postfazione il prof. Santella il quale dice “criticamente” che codesto libro non è da leggersi come un diario o”freddo resoconto di eventi accaduti”, etc...
Ma,come si è detto,il lavoro può esser visto secondo diverse prospettive e non esiste la chiave di lettura ma moltissime. Secondo chi scrive è uno spaccato di una società arcaica - in ogni senso- ormai superata e di un modus vivendi et pensandi negativi nei valori che propugna di cui facciamo volentieri a meno sebbene -credo- che certi punti dolenti sopravvivono non solo in una Sicilia di molti decenni fa ma in certe pieghe della nostra iper-tecnolicigizzata civiltà, altrimenti non si spiegherebbero né tanto maschilismo a buon mercato né la piaga della violenza sui minori e le donne, reati deplorevoli commessi tra le mura domestiche quasi sempre. Il contesto in cui la piccola Zaira si trova a vivere è a dir poco sconcertante:un degrado economico e morale dove la donna non era considerata persona bensì una merce per soddisfare certi appetiti fisiologici,riproduttrice di figli e casalinga o lavoratrice ma tutto non per elevare la propria dignità (tramite il lavoro) ma “sempre” in funzione del padre padrone, per dirla con il noto romanzo del sardo Gavino Ledda, che è prima il padre e poi il marito… Una società dove l’omertà e la mafia sono”buone cose”, dove dar “conto alla gente” è più importante che “dar conto a Dio”. E quest’ultima frase la dice lunga. E’ quello disegnato dalle vicende di Zaira Sellerio, uno spaccato di una civiltà chiusa, patriarcale e retrograda, un vero e proprio affresco di un’epoca. Tramite le vicende narrative della protagonista o “l'io narrante”, come ama dire l’autore della postfazione, noi ci addentriamo in queste dense pagine in un vero trattato di etnologia, di costume, di storia vissuta in prima persona dove c’è poco spazio per la fantasia, trattati dipinti non aridamente bensì con le pennellate del cuore. Ma a parte tale considerazioni, la protagonista in fondo che cerca? Chiede avidamente amore e per questo innato desiderio umanissimo è punita. Potremmo concludere che l’affresco sociale dipinto dalla Sellerio s’intreccia con le sue vicende personali, di una ragazzina poi donna alla disperata ricerca di essere appagata affettivamente, che vuol - giustamente - che sia riconosciuta (e per tale combatte) la sua dignità di esser donna e non schiava o solo oggetto di desiderio. Il felice connubio tra contesto storico-sociale e “ricerca” d’amore, di un progetto di vita degno di tal nome e concetto, per chi scrive, caratterizzano tale fatica ben tramata dal titolo significativo “Dal profondo del cuore”, ove la sincerità la fa da padrona. E l’Autrice, non si pensi erroneamente, adora la «sua»Sicilia e si sente da ogni poro questo adorare e sentirsi, nonostante tutto,siciliana. In breve, il «milieu» della Sellerio si lega con un riscatto non solo suo ma della donna, dell’essere umano in genere, per riaffermare quei diritti che spettano loro e ciò lo scrive dal suo intus, dal suo profondo insondabile anche dal miglior psicanalista in quanto il suo dire, non il suo blaterare, si apre a 360 gradi sulla condizione umana, a raggiera investe ogni istituto che dir si voglia, per la preminenza dell’esserci sull’apparire, sui luoghi comuni per riaffermare il primato del valore dell’uomo che dovrebbe esser universale a scanso di equivoci o di ruoli o status sociali.
Enrico Marco Cipollini